giovedì 15 novembre 2012

Valentina Aprea cerca di spiegare la sua proposta di legge a Caterpillar AM

Dopo le proteste di ieri nelle piazze, dato che per gli studenti uno dei motivi principali è stato il Progetto di Legge Aprea, Caterpillar AM ha deciso di intervistarla: ecco un riassunto/trascrizione dell'intervista. (voi ci avete capito qualcosa? io no...)



La persona che ha dato il nome al DDL, Valentina Aprea, ora non è più deputata ma è assessore all'istruzione della Regione Lombardia.
Assessore, il suo nome è rimasto attaccato al DDL

Per la verità è un PDL, un progetto di legge: è un'iniziativa parlamentare ed è una leggge che, dopo quindici anni dalla legge istitutiva dell'autonomia scolastica, concretizza il percorso di cambiamento dei decreti delegati che hanno governato la scuola per quasi quarant'anni regolando però esclusivamnete la dimensione partecipativa; ricorderete negli anni settanta ci fu questa importantissima legge, ci furono questi decreti che permisero alle famiglie e agli studenti di entrare a far parte dell'organizzazione scolastica. Le cose sono cambiate in particolare con l'introduzione dell'autonomia

Che necessità c'era in questo momento, ma anche nel passato recente, di occuparsi proprio di questa questione: sembrava che le cose andassero bene così, il Paese sembra che abbia altre priorità, sembra una battaglia ideologica. Poi questa volontà di consegnare a ciascuna scuola una autonomia parcellizzata, quindi non ci sarebbe più una legge di stato ma ogni istituto potrebbe decidere per sé.
La scuola con l'autonomia è cambiata ed è una legge di riordino che tiene conto dei nuovi diritti e dei nuovi doveri delle scuole autonome.

Cosa vuol dire?
Vuol dire che l'autonomia statutaria consente alle scuole di regolare l'istituzione, la composizione, il funzionamento degli organi interni, le forme di partecipazione della comunità scolastica ma tenendo sempre presente che occorre riferirsi al territorio, alle realtà culturali, sociali, professionali e dei servizi

Così non si rischia di non avere più un'uguaglianza dell'istruzione che è garantita dalla Costituzione cioè lo Stato in questo non va visto come un nemico dei territori con le loro particolarità ma, al contrario, di un garante, di uno stesso progetto di Paese, di istruzione: parte tutto da li
Non è l'uguaglianza che determinerà il successo formativo ma anzi i nuovi principi che si sono affermati in Europa di successi formativi parlano di sussidiarietà, di diversificazione dell'offerta formativa e di personalizzazione dei percorsi

Perché il suo Progetto di Legge vuole togliere le assemblee di classe o di istituto, quelle che in questi anni hanno contribuito anche all'autonomia, così che ogni scuola decide in che forma farla...
Falso perché c'è una norma della legge che parla proprio del diritto degli studenti ad organizzare assemblee e, quindi, tutte le forme di partecipazione e mi spiace che proprio i ragazzi abbiano paura della responsabilità e dell'autonomia.

Non sono ancora riuscito a capire se lei ha fatto questa proprosta per criteri ideologici o per criteri di efficienza nell'istruzione dei nostri ragazzi...
La seconda. Chi fa oggi le battaglie ideologiche? Qui bisogna farle soltanto per salvarci dall'uniformità, dall'appiattimento e forse sì dall'ideologia che ha governato finora. Qui abbiamo bisogno di proposte concrete e questa è una proposta concreta, di successo per i nostri ragazzi

Come si fa ad impedire che l'ingresso dei privati nella scuola diventi un rischio per chi deve insegnare e snaturi la scuola stess?
Tutto quello che è previsto dalla PDL Aprea, che peraltro oggi è un testo unificato, è già possibile nella scuola italiana dall'autonomia in avanti. Noi stiamo regolando e riordinando queste norme, i privati, di cui hanno paura i ragazzi, sono semplicemente i soggetti dei territori che hanno qualcosa da dire e da fare a favore dei giovani

Si riconosce ancora nel decreto dopo le ultime modifiche o disconosce la paternità di queste?
Dopo vent'anni di politica attiva so che i compromessi sono importanti e quindi accetto questo risultato e mi auguro che si  possa arrivare presto all'approvazione. Non sarebbe giusto per la scuola italiana avere solo la dimensione partecipativa nelle norme: occorre evidenziare ciò che già le scuole fanno e fanno bene per i nostri ragazzi.

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