giovedì 28 febbraio 2019

Chi sta male non lo dice di Antonio Dikele Distefano

Fin dalle prime frasi di questo libro, si percepisce che la protagonista assoluta è la mancanza: mancanza di amore, di reciprocità, di identità, di vita… Yannick e Ifem sono anzitutto due ragazzi di oggi, con le loro paure, insicurezze, con i loro amori e i patemi tipici dell’età della crescita. Sono anche parte della schiera dei “nuovi” italiani: persone nate e cresciute in Italia ma che molti, troppi, considerano stranieri. Nel suo “Chi sta male non lo dice”, Antonio Dikele Distefano entra nel cuore dei suoi personaggi per parlare al cuore dei lettori. Yannick riempie la mancanza con la droga, Ifem con un amore assoluto ed escludente. Le loro anime si incontrano in una relazione quotidiana eppure non scontata. Le storie narrate ci mostrano come i sentimenti non hanno colore e che l’esclusione sociale fa purtroppo parte della vita di un pezzo della nostra Italia. Ben scritto.

Giudizio personale: consigliato

Se fosse cibo: 
Una zuppa di fagioli speziata: un mix di sapori per un mix di culture.

Racchiuso in una frase:

Dopo la sua morte, smisi di sorridere perché mi sentivo in colpa quando lo facevo, come se fossi colpevole del tempo che passava e delle emozioni nuove che vivevo, avevo paura di dimenticarla, che lei non fosse più il mio ricordo più importante. (p. 63)

Edizione Utilizzata:
Antonio DIKELE DISTEFANO, Chi sta male non lo dice, Mondadori (ed. I MITI), Milano 2018

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).

Articolo pubblicato su ilmegafono.eu

giovedì 14 febbraio 2019

Un voyage sans retour di Gaspard Njock

Il tema della migrazione e dei migranti è al centro di molte storie uscite negli ultimi anni: il dibattito pubblico è forte e, in Paesi come l'Italia, ha anche determinato il risultato delle elezioni politiche e amministrative. Gaspard Njock è un autore e disegnatore camerunense, cresciuto culturalmente anche in Italia e che ha trovato a Parigi la dimensione migliore per esprimere la sua arte. In questa storia si racconta dell'epopea di Malik, che dal Camerun quasi per caso si trova a fare la traversata di Lampedusa e ad approdare in Italia, meta desiderata per la sua passione per i film, ancorché casuale. La sua storia potrebbe essere inserita in un filone di neorealismo contemporaneo, in cui la realtà è nuda e cruda e il lieto fine è la sopravvivenza stessa. Il libro è disponibile al momento solo in francese, con la speranza di averlo presto in italiano. I disegni sono davvero intensi, ognuno una micro opera d'arte!

Giudizio personale: imperdibile.

Se fosse cibo:
In onore delle origini camerunesi dell'autore e del protagonista, il sangah, una zuppa di mais e foglie di manioca.

Racchiuso in una frase:

"Ma tu da dove vieni precisamente?""Da Douala. Una città portuale del Camerun. New bell, è il quartiere dove sono cresciuto""New Bell, suona piuttosto bene. Si direbbe uno stato americano! Tipo New Jersey, New Orleans, New York...""Grazie, è molto lusinghiero... Ma la povera New Bell sogna della ricchissima New York...""E' un po' forzato, l'ammetto. Ma se non ci si può più permettere di sognare la realtà diventa ancora più dura""E' proprio questo il problema. A New Bell la gente ha smesso di sognare. Tutto ci sembra fuori dalla nostra portata". (p. 29, traduzione dell'autore)

Edizione utilizzata:
Gaspard NJOCK, Un voyage sans retour, Nouveau Monde Graphic, Parigi 2018.

Dove trovare il libro:
Come detto, per ora è disponibile solo in lingua francese. Può essere acquistato su amazon.it

lunedì 11 febbraio 2019

Soli nella notte dell'anima di Nunzia Alessandra Schilirò

La violenza ha fatto sempre parte della natura umana: una natura deviata, che non fa il bene dell'uomo ma che diventa, invece, motivo di distruzione per chi è protagonista della violenza e per chi ne è vittima. In "Soli nella notte dell'anima", Nunzia Alessandra Schilirò ci parla della sua esperienza di vita: specializzatasi in reati di violenza, ha diretto la quarta sezione della squadra mobile di Roma specializzata in violenza di genere. Il libro diviene così un mix tra un vademecum per riconoscere la violenza nella propria vita e in quella delle persone vicine e un racconto appassionato di storie legate alle indagini che la Schilirò ha seguito. La violenza non è mai accettabile, la violenza non è mai "troppo amore". Bisogna stare attenti ai segnali di aggressività per spegnere sul nascere quello che potrebbe diventare un femminicidio o un omicidio. Un libro che tutti dovrebbero leggere, un libro che aiuta ad aiutarci e ad aiutare.

Giudizio personale: consigliato.

Se fosse cibo:
Una torta al cioccolato perché l'amore è dolcezza, non violenza!

Racchiuso in una frase:
Mi mancano l'onestà e la bellezza di lavorare a tutela della libertà delle persone vulnerabili. Sembra paradossale ma, stando a contatto con la sofferenza ho capito che, se Dio esiste, deve essere esilarante, perché ridere fa vivere la vita appieno. (p 10)

Edizione utilizzata:
Nunzia Alessandra SCHILIRO', Soli nella notte dell'anima, Imprimatur, Reggio Emilia 2018.

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (lafeltrinelli.it, mondadoristore.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).

La fine dei Greene di S.S. Van Dine

Scoprire i misteri nascosti dietro a un romanzo giallo è sempre stato per me un motore per iniziare un nuovo libro: pensare, collegare gli avvenimenti, prestare attenzione ad ogni particolare, sviluppare la propria teoria sui fatti spingono a una lettura serrata, di quelle che non vorresti mai abbandonare, che fanno pensare al lettore: "Ancora, ancora!". Alla ricerca delle origini di questo genere letterario, mi sono imbattuto in S.S. Van Dine: pseudonimo di Willard Huntington Wright, Van Dine è uno degli esponenti più illustri della cosiddetta "Golden Age" dei gialli deduttivi (1920-1940). Ne "La fine dei Greene" è protagonista una famiglia costretta, per volere testamentario del capostipite, a vivere forzatamente sotto lo stesso tetto. Rancori e odii saranno causa di delitti che la polizia, grazie all'aiuto di Philo Vance, eccentrico studioso alter ego dell'autore, riuscirà a risolvere. Sullo sfondo, c'è una New York di inizio secolo, già al centro del mondo, in piena espansione. Un romanzo ben scritto, che non dovrebbe mancare nella libreria di un giallofilo che si rispetti. 

Se fosse cibo:
Considerando i gusti raffinati del protagonista Philo Vance, sicuramente un raffinato filetto alla Wellington con un buon bicchiere di scotch.

Racchiuso in una frase:
Il caso Greene è un dipinto, non una fotografia. E quando l'avremo studiato in questa luce, quando avremo determinato le relazioni interne di tutti i fattori esterni, e sovrapposto le forme visuali alle linee che le hanno generate, allora, Markham, conosceremo la composizione del dipinto; vedremo il disegno su cui il perverso pittore ha eretto la sua opera. E una volta che avremo scoperto le forme nascoste di questo odioso modello, sapremo anche chi ne è l'ideatore. (pp. 232-233)

Edizione utilizzata:
S.S. VAN DINE, La fine dei Greene, Rusconi, Santarcangelo di Romagna 2010.

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (lafeltrinelli.itmondadoristore.itibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.itwww.abebooks.it).

Articolo pubblicato su ilmegafono.eu

giovedì 7 febbraio 2019

Guerra e Shoà di Fulvio Canetti

La Shoah è stata una delle tragedie più grandi del Novecento: il progetto di annullare un intero popolo è stato portato avanti in maniera scientifica dai nazisti e dai fascisti. Ricordare è fondamentale per conservare il ricordo di ciò che è accaduto, per fare in modo che non accada più. Fulvio Canetti, cardiologo italiano che da molti anni vive in Israele, offre con questo pamphlet alcuni spunti per la memoria: ne "La strada del ricordo" racconta la sua infanzia da sfollato; con "L'eccidio di Caiazzo" ci parla di una strage sconosciuta ai più; ne "Il Cesare di Primo Levi" intervista Lello Perugia, ebreo-partigiano romano. Tre i temi trasversali: l'oro, che non può salvare; il super-uomo nazista, crudele e non-umano; la memoria, da preservare e trasmettere. Il libro è arricchito, tra un racconto e l'altro, da interventi di varie personalità, che aggiungono le loro memorie. Canetti è netto nei giudizi, a volte poco condivisibile, ma una cosa deve essere universale: MAI PIU' deve ripetersi l'orrore della Shoah! 

Giudizio personale: accettabile

Se fosse cibo:
Brodo di pollo e manzo bollito con sedano e sughino roseo: piatto tipico della tradizione ebraico-romanesca nei periodi penitenziali.

Racchiuso in una frase:
Il piccolo aereo [...] iniziò a sparare con la sua mitragliatrice nell'intento di colpire il bersaglio: le raffiche erano dirette proprio a noi! Le pecore, impaurite, scappavano in tutte le direzioni. Non mi rendevo conto del pericolo che stavamo correndo, mi preoccupavo solo delle pecore e per il latte che avremmo perso. I proiettili cadevano infuocati sul terreno vicino ai nostri corpi, che si contraevano dal terrore. (p. 30)

Edizione utilizzata:
Fulvio CANETTI, Guerra e Shoà - Frammenti di memoria, Terra Santa, Milano.

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (lafeltrinelli.itmondadoristore.itibs.it) e sul sito della casa editrice edizioniterrasanta.it

Articolo pubblicato su ilmegafono.eu

mercoledì 6 febbraio 2019

L'importanza di chiamarlo fumetto di Bastien Vivès

Fino a pochi anni fa, il mondo del fumetto era relegato all'età infantile e adolescenziale: la cultura del racconto disegnato, almeno in Occidente, era sinonimo di semplicismo. In Italia negli ultimi tempi si è imposta un'ondata di disegnatori che sono riusciti a rompere questo muro, scalfito in passato solo da monumenti del calibro di Slavi o Pratt. In Francia la cultura del fumetto è sicuramente più evoluta della nostra: nelle città è comune trovare librerie specializzate. Tra gli autori emergenti degli ultimi anni, Bastien Vivès è uno dei più seguiti: cinico, irriverente, ne "L'importanza di chiamarlo fumetto" ci mostra il dietro le quinte della vita di un fumettista e quanto, in Francia, questo possa risultare "glamour". Da ridere!

Giudizio personale: imperdibile.

Se fosse cibo:
In onore delle origini parigine dell'autore, un'ottima omelette.

Racchiuso in una frase:

"Cosa ne pensa dei fumetti realizzati da donne?" "Mi ascolti, lei mi ha invitato per parlare del mio lavoro..." "No, io l'ho invitata per parlare del panorama attuale dei fumetti." "Non mi interrompa. Ho cominciato a fare fumetti nel 2007, a quell'epoca i blog a fumetti non esistevano nemmeno." "Questo è falso, il blog di Boulet è stato aperto nel 2004." "NON MI INTERROMPA!" "Va bene, va bene... parli pure." "Ho iniziato a realizzare fumetti negli anni duemila. A quell'epoca, a parte Manara, non c'erano donne che scrivevano fumetti..." "Mi ascolti, non posso lasciarle dire queste cose, Manara è un uomo e..." "BENE, MOLTO BENE... ME NE VADO!" (pp. 112-113)

Edizione utilizzata:
Bastien VIVES, L'importanza di chiamarlo fumetto, BAO, Milano 2014.

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (lafeltrinelli.it, mondadoristore.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).