lunedì 7 maggio 2018

Storia di Iqbal di Francesco D'Adamo

“Storia di Iqbal” di Andrea D’Adamo è un libro per ragazzi arrivato tra le mie mani quasi per caso: molti anni fa, in uno dei miei tanti transiti dalla stazione di Parma, svettava tra i libri ammucchiati e un po' impolverati della libreria della stazione e così ho deciso di comprarlo. Conoscevo già in parte la storia di Iqbal Masiq, ragazzino pakistano che ha guidato una rivolta sindacale per dare umanità al lavoro di tanti schiavi in Pakistan, ucciso poi dalla mafia dei tappeti. Il testo ha come voce narrante una bambina, Fatima, che lavora in un laboratorio di tappeti. Un giorno arriva questo ragazzino di nome Iqbal che, poco a poco, attraverso la sua ribellione, aiuta Fatima e gli altri bambini a prendere coscienza della situazione di piccoli schiavi in cui vivono.
Iqbal, aiutato da Eshan Kahn, fondatore di un movimento di liberazione dei bambini maltrattati, riesce ad affrancare dalla sottomissione i propri compagni e continua la sua attività sindacale tra rischi e pericoli finché, il giorno di Pasqua del 1995, viene ucciso all'età di 15 anni.
Si potrebbe obiettare che un libro dal finale così triste non è adatto a un ragazzino: a mio avviso è proprio questo aspetto che può stimolare i ragazzini di questo tempo a una riflessione educativa che formi le nuove generazioni a una cittadinanza attiva e responsabile.
Dato il target a cui è rivolto, il libro ha una scrittura narrativa semplice e lineare. La voce narrante è dolce, ingenua, lucida: analizza ex-post degli avvenimenti che sul momento non poteva comprendere nella loro interezza. Consiglio la lettura anche a chi non conosce nulla di Iqbal e vuole, con semplicità, scoprire chi è e cosa ha fatto.

Giudizio: consigliato

Se fosse cibo:
Qehwa: the al gelsomino tipico del Pakistan

Racchiuso in una frase:

- Sai contare? - mi aveva chiesto il padrone.
- Quasi fino a dieci, - avevo risposto.
- Guarda, - mi aveva detto Hussain Kahn, - questo è il tuo debito. Oni segno è una rupia. Io ti darò una rupia per ogni giorno di lavoro. E' giusto. Nessuno ti pagherebbe di più. Tutti possono dirtelo. Chiedi a chi vuoi: tutti ti diranno che Hussain Kahn è un padrone buono e giusto. Avrai quello che ti spetta. E ogni giorno, al tramonto, io cancellerò uno di questi segni, davanti ai tuoi occhi, e tu potrai essere orgogliosa, e anche i tuoi genitori saranno orgogliosi, perché sarà il frutto del tuo lavoro. Hai capito?
- Sissignore, - avevo risposto un'altra volta, ma non era vero, non avevo capito e guardavo quesi segni misteriosi, fitti come gli alberi di una foresta, e non riuscivo a distinguere il mio nome dal debito, quasi fossero la stessa cosa (p. 21)

Edizione utilizzata:  
Francesco D'ADAMO, Storia di Iqbal, EL, San Dorligo della Valle (Trieste) 2001

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile in tutte le librerie, sui maggiori e-commerce italiani (ibs.it, lafeltrinelli.it) e nelle bancarelle online dell'usato (abebooks.it, comprovendolibri.it)

A misura d'uomo di Roberto Camurri

Fabbrico è un paese dell’Emilia, uno di quei luoghi in cui tutti conoscono tutti e tutti, bene o male, gravitano intorno agli stessi posti: il bar, gli argini dei canali, la fabbrica del paese. In una realtà apparentemente ordinaria e monotona, trascorrono la vita Valerio e Davide, due grandi amici, e Anela, la fidanzata di Davide, che diventa il centro della storia. Roberto Camurri, nel suo romanzo “A misura d’uomo”, non si limita a raccontare le vicende dei personaggi principali, ma allarga lo sguardo, accogliendo tra le pagine del libro anche le storie di Maddalena, Bice, Giuseppe, Lorenzo, Mario ed Elena. Un racconto continuo, in cui ogni personaggio spiega al lettore la propria storia, le proprie fragilità, i propri sentimenti. Parafrasando il titolo, dalla penna di Camurri emerge “la misura delle persone” che vivono nella comunità. È una storia circolare, che inizia e finisce con la stessa voce. Una storia confusionaria e commovente. Un coro di voci che lascia nel lettore una strana quiete, come quella del fuoco che si nasconde sotto la cenere. Per lettori attenti.

Giudizio: imperdibile

Se fosse cibo:
Gnocco fritto, piatto tipico dell’Emilia.

Racchiuso in una frase:

Valerio beve Campari, è una bella giornata, un accenno primaverile, le ultime montagne di neve sui marciapiedi si stanno sciogliendo, l’erba nei prati si sta asciugando. Appoggiate le mani al bancone, dice, anche se non sa bene a chi lo stia dicendo: a nulla, non è servito a nulla. C’è silenzio adesso, solo la foto di Giuseppe alla parete, sbiadita, le listarelle di legno sembrano prendere un altro colore e la sedia rossa davanti al bar sembra già fuori luogo, come un pezzo di puzzle che ti rimane in mano una volta che hai finito, un’imperfezione a cui non riesci a trovare un posto nel mondo. (p. 113)

Edizione utilizzata:
Roberto CAMURRI, A misura d’uomo, NN, Milano 2018.

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (ibs.it, lafeltrinelli.it).

Articolo pubblicato su www.ilmegafono.eu

sabato 5 maggio 2018

Perle ai porci di Kurt Vonnegut

Approcciarsi ad un libro di Vonnegut significa ogni volta mettersi di fronte a un flusso di coscienza che entra nell’animo umano e dall’animo umano parte per giungere all’universale. “Perle ai porci” racconta di Eliot Rosewater, un ricco ereditiere americano che possiede, solo e unicamente per motivi di sangue, un immenso patrimonio. Cosa succede se pur avendo una fortuna si pensa di non meritarla? Eliot si butta nell’alcool, entra nel corpo dei vigili del fuoco, si dà a una beneficienza spinta fino all’ossessione. Il protagonista ha però a che fare con un padre che vorrebbe preservare la propria fortuna e con un avvocato che per un cavillo legale vorrebbe togliergliela. Vonnegut non si smentisce e ci regala un romanzo molto intenso, con una scrittura agile e veloce. Per citare Eliot, protagonista della storia: “Nessuno può lavorare con i poveri senza inciampare di tanto in tanto in Karl Marx, o nella Bibbia”.

Giudizio: imperdibile

Se fosse cibo:
Una torta di pesche appena sfornata, tipica della tradizione della campagna americana.

Racchiuso in una frase:

"Si tenga stretto al suo miracolo, signor Buntline. Il denaro è utopia liofilizzata. Questa è una vita da cani quasi per tutti, come i suoi professori si sono tanto affannati a spiegarle. Ma, grazie al suo miracolo, la vita per lei e per i suoi cari può essere un paradiso! Mi faccia vedere che sorride! Mi faccia vedere che comincia già a capire ciò che a Harvard non le insegneranno fino all'anno prossimo: che nascere ricchi e rimanerlo non è un delitto. (p. 126)

Edizione utilizzata:
Kurt VONNEGUT, Perle ai porci, Feltrinelli, Milano 2015.

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile in tutte le librerie, sui maggiori e-commerce italiani (ibs.it, lafeltrinelli.it) e sulle bancarelle online dell'usato (abebooks.it, comprovendolibri.it).

Docat di Autori Vari

Quando si parla di etica pubblica, spesso si fa riferimento a un’etica che deve essere libera dai condizionamenti religiosi. In particolare in Italia, queste possibili ingerenze sono associate all’influenza che la Chiesa cattolica avrebbe sullo Stato. La critica più aspra riguarda il fatto che la Chiesa vorrebbe condizionare lo Stato per un proprio vantaggio economico e di potere. Docat, il Compendio della dottrina sociale della Chiesa cattolica, pensato per i giovani ma adatto a tutti, mostra in maniera chiarissima qual è il pensiero della Chiesa su tutto ciò che riguarda i rapporti pubblici. La struttura del testo è a domanda/risposta e tutte le risposte fanno riferimenti chiari e precisi ai documenti del Magistero cattolico e a ciò che la Chiesa si propone di fare. La difesa dell’Uomo e dei suoi diritti e il rispetto per tutti sono alla base dell’elaborazione dottrinale cattolica. È vero che per applicare tutti i principi affermati c’è molto da fare, anche all’interno della Chiesa stessa, ma contemporaneamente questa lettura ci mostra come tanti argomenti della vulgata anti-ecclesiale possano essere in realtà dei pregiudizi. Consigliato a cattolici e non.

Giudizio: consigliato

Se fosse cibo:
Tanti dolcetti di una unica guantiera: diversi ma gustosi e facenti parte di un unico insieme

Racchiuso in una frase:

Cari giovani amici! Solo la conversione del cuore può rendere più umana la nostra terra piena di terrore e di violenza. E conversione significa pazienza, giustizia, equilibrio, dialogo, incorruttibilità, solidarietà con le vittime, i poveri e i poverissimi, dedizione senza confini, un amore per l'altro che arriva addirittura fino alla morte. Quando lo avrete compreso in modo davvero profondo, allora potrete cambiare il mondo da cristiani impegnati. La situazione attuale del mondo non può rimanere così. In questo tempo, quando un cristiano si limita solo a gettare un'occhiata distratta ai bisogni dei più poveri fra i poveri, allora non è un cristiano!  (p. 132)

Edizione utilizzata:
AAVV, Docat, San Paolo, Cinisello Balsamo 2016.

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (ibs.it, lafeltrinelli.it).

Il pesciolino che faceva la verticale di Alberto Di Pinto

Chi ha avuto la fortuna di visitare Terracina è rimasto sicuramente affascinato da uno spettacolo che la natura dona: il mare, la montagna, le isole. La bellezza di una città entra nel cuore e smuove sentimenti e sensazioni. Il pesciolino che faceva la verticale, opera prima del terracinese Alberto Di Pinto, è un viaggio nei sentimenti umani. Racconta il percorso che un giovane uomo compie per trovare l’Amore, quello con la maiuscola. Si entra in questa cattedrale di sentimenti, si percorre la navata e si viene illuminati dalle vetrate, che diffondono luce sul lettore: Ludovica, l’amore passionale; Giulia, l’amore avvolgente; Serena, l’amore disinteressato. Di fronte, svetta il luminoso rosone centrale, che racchiude tutte le altre vetrate e pervade con la sua luce tutta la storia raccontata in questo libro. La scrittura è limpida e scorrevole, le citazioni da altre opere spaziano dall’arte visiva alla musica fino alla letteratura, senza tralasciare anche citazioni pop. La storia è ben costruita e i colpi di scena non mancano. È un libro che si legge tutto d’un fiato e che lascia nel lettore un sapore di dolce malinconia.

Giudizio: imperdibile

Se fosse cibo:
Un croissant fresco e fragrante: per iniziare una nuova giornata, guardando i raggi del sole che illuminano il cielo

Racchiuso in una frase:

In quei giorni avevo riscoperto la dolce malinconia di provare una sensazione di mancanza. Prima di lei c'era solo il rassicurante piacere per l'assenza di chiunque. Vivevo nel pacioso equilibrio della solitudine, meno di uno del resto non si può diventare, c'era poco da perdere. Ma ora più si faceva viva, più mancava dopo, facendo vacillare la mia solitaria stabilità. (p. 20)

Edizione utilizzata:
Alberto DI PINTO, Il pesciolino che faceva la verticale, La dieresi, Roma 2014.

Dove trovare il libro:
E’ possibile reperirlo attraverso la pagina facebook dell'autore.