mercoledì 31 ottobre 2012

C'è chi scende in campo per contrastare la magistratura e chi non esce dal campo perché assolto

Notizia di stamattina: il Presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, è stato assolto dall'accusa di abuso di ufficio nell'ambito di un processo che riguardava la riapertura dei termini di scadenza di un concorso, poi vinto dal prof. Sardella, per un posto da Primario all'ospedale San Paolo.

Sono sinceramente felice di questa sentenza che accerta l'onestà di uno dei pochi politici che stimo e che seguo.

D'altro canto spero che da oggi, liberato della mannaia di questo processo, il Presidente Vendola possa partecipare in maniera ancora più forte e attiva alla campagna elettorale per le primarie del centrosinistra: una ottica di sinistra e che includa anche l'IDV e che dia una forza davvero riformista, contrastando il cerchiobottismo di stampo centrista comune sia a Bersani e, ancora di più, a Renzi.

Vedo spiragli di apertura e democrazia interna sia in SEL che nell'IDV e spero che un coinvolgimento più forte del Presidente Vendola possa dare forza a questi movimenti e portare un centrosinistra VERO al governo del Paese.

Auguri Presidente

martedì 30 ottobre 2012

"Il banchiere dei poveri" di Muhammad Yunus

Leggere questo libro significa entrare nel mondo di Yunus: professore di economia, nel 1974 si chiede come fare a salvare dalla povertà i contadini minati dalla carestia e pian piano costruisce una esperienza di microcredito, la Grameen Bank, che gli varrà il premio Nobel per la pace.
Il libro è sia tecnico che narrativo e parte da una domanda: perché i poveri sono poveri? Yunus ci da la sua versione: perché non hanno avuto opportunità. Così, partendo dal piccolo e man mano estendendosi su scala mondiale, Yunus ci porta per mano alla scoperta dei poveri tra i più poveri che non avendo garanzia non hanno accesso al credito ma che, quando gli si da una opportunità, il risultato soverchia tutti i dati delle banche commerciali con tassi di rimborso vicini al 100%. Yunus ci dice che la garanzia più forte che un povero può dare è che quella è l'unica sua possibilità di sopravvivere e di uscire dalla povertà. La Grameen, inoltre, sviluppa un modello di prestiti che piano piano vengono convertiti in azioni così da fare in modo che siano i poveri stessi ad essere proprierari della banca; altra idea alla base del successo di Grameen è quella di affidare i prestiti alle donne che, se da un lato sono le ultime della società, dall'altro hanno una predisposizione naturale a prendersi cura della propria famiglia e ciò le porta a restituire il prestito e a farle acquistare un posto migliore nella società.
Il libro si conclude col discorso pronunciato in occasione del conferimento del premio Nobel: appassionato, programmatico, Yunus non vuole fermarsi fino a che nel mondo non sia sconfitta la povertà.

Giudizio personale:
Il libro è scritto bene anche se a volte è un po' scordinato (probabilmente nelle varie edizioni hanno aggiunto pezzi per aggiornarlo).
La storia di Yunus è esemplare di un capitalismo che può essere da stimolo per il miglioramento della società.
Se devo però dire la mia non sono poi d'accordo su tutto ciò che il banchiere propone: per quanto condanni il capitalismo verticistico controllato da pochi, Yunus condanna anche la presenza dello Stato e ha una visione sociale del privato; l'educazione, gli ospedali, le comunicazioni, tutto può essere appannaggio della Grameen perché, secondo Yunus, è dei poveri e alla fine sono loro a decidere per se stessi... Io invece credo che ci sono cose per le quali c'è bisogno del solo intervento dello Stato e che bisogna lavorare perché sia il meno corrotto possibile e possa essere più vicino alle richieste degli ultimi.

Citazioni: 
Quando si avvicina un lebbroso, con le membra ridotte a moncherini, la prima reazione è quella di mettere mano al portafogli e dispensare un'offerta, che per noi è trascurabile, ma per chi la riceve può costituire un patrimonio. E' cosa utile questa? Nella maggior parte dei casi, a mio avviso, non solo non è utile ma è veramente dannosa.
Dà solo, al donatore, l'impressione di avere fatto qualcosa. E' un gesto che serve a tacitare la coscienza, ma non risolve realmente il problema, anzi ci esime dall'affrontarlo nella sostanza. Facendo l'elemosina ci togliamo il pensiero, ma per quanto? (p. 32)

Quando uscii [...] vidi una ragazza, sottile come un giunco, che puliva la strada dai rifiuti. Piedi nudi e anello alla narice, era simile in tutto e per tutto alle migliaia di donne che in città facevano i lavori più umili. Lavorando dall'alba al tramonto per tutti i giorni della settimana non avrebbe mai guadagnato più del minimo che le era necessario per sopravvivere. Eppure, per il fatto di avere un lavoro, poteva ritenersi "privilegiata". Le donne come lei, e quelle, più sfortunate, che non potevano neanche aspirare ad un lavoro, sarebbero state le principali interlocutrici del mio progetto. (p. 123)
 Per prendersi cura dei poveri gli stati si sono dotati di enormi apparati burocratici, con tutto un arsenale di regole e procedure. Gran parte del denaro dei contribuenti viene accantonata per finanziare i programmi di assistenza.
Quali che siano i progressi compiuti in materia di protezione sociale, certo sono andati a detrimento dell'uguaglianza in fatto di opportunità: i figli allevati da genitori legati al carro dell'assistenza hanno buone probabilità di rimanervi agganciati per sempre. (p. 224)
Edizione utilizzata: 
Muhammad Yunus, Il banchiere dei poveri - Con la collaborazione di Alan Jolis, Nuova edizione ampliata, Traduzione di Ester Dornetti, Feltrinelli, Milano 2009

Dove si può trovare questo libro: Facilmente in qualsiasi libreria o, in alternativa, sui maggiori siti come Amazon, BOL e IBS.

lunedì 29 ottobre 2012

Grillo: è venuto in Sicilia nuotando, credo che ritornerà camminando sulle acque! Pino Maniaci intervistato da Caterpillar AM

 In attesa dei risultati siciliani chi come Pino Maniaci, direttore di Telejato, poteva esprimere al meglio il sentore del popolo siciliano? Per fortuna che Caterpillar AM lo ha intervistato e... ecco una trascrizione


 
Chi vince in Sicilia?
Io credo che comunque ha già vinto Grillo, proprio uno tsunami. Siamo andati in giro a fare... come si chiamano in inglese?

Gli exit poll
Ah ecco io purtroppo con l'inglese sono sempre risicato. Abbiamo un risultato, abbiamo sentito le persone e hanno votato Grillo: è venuto in Sicilia nuotando, credo che ritornerà camminando sulle acque!

Ogni riferimento a persone e fatti realmente esistiti è puramente casuale
Qui abbiamo cambiato anche le geometrie variabili: adesso l'angolo acuto e l'angolo ottuso non sono più sul triangolo ma sono sul quadrato. Questa notte sono sicuro che tutti i partiti e tutti gli esponenti dei partiti non hanno dormito perché sono state mandate alcune schermate dove davano Cancelleri, il candidato di Grillo, al 27% e che quindi diventava il Presidente della Regione, a seguire Musumeci e Crocetta: vi lascio immaginare se questi esponenti politici questa volta hanno capito, credo proprio di no...

Ieri sera già alle undici meno un quarto in una TV palermitana davano Cancelleri al 27%: è comunque una grande notizia, al di là della parte in cui uno sta, penso che scardini tutto...
Ci saranno sicuramente gli acuti, cioè le grida di quelli che rimarranno fuori dall'assemblea regionale siciliana e che sono stati lì per quarant'anni, e poi ci saranno gli ottusi che non hanno ancora capito che il popolo siciliano ha fatto un voto di protesta, ha votato solo il 47% degli aventi diritto... Poi ci sono le eccezioni: c'è un paese che si chiama Maniace, in provincia di Catania, dove ha votato il 77%: noi siamo corretti, andiamo a votare...

Facciamo un esercizio di stile: se dovesse vincere Cancelleri, che succede in Sicilia?
Che li dobbiamo mandare a scuola di politica perché sono tutti dei ragazzi, dei bravi ragazzi, ma ovviamente senza alcuna esperienza: dovranno imparare immediatamente a rubare...

Da chi li mandiamo a scuola di politica?
Qui è facile fare scuola su certe cose... Una cosa è certa: restituiranno i 17000 euro di stipendio tenendone solo 3000.

Lo ha già detto Grillo, i soldi li ridà alla Regione
Poi ci saranno gli altri che se li fregheranno quei soldi...

Speriamo di no... Comunque vada deve cambiare! Pino la sua previsione è una crocetta sul movimento 5 stelle: oggi potrebbe arrivare veramente un uragano dalla Sicilia!
Oggi c'è un altro appuntamento importantissimo a Palermo: tra qualche ora all'aula bunker del Pagliarelli si deciderà l'eventuale rinvio a giudizio di Mancino etc. I soliti boss e pezzi della politica e pezzi delle istituzioni.

C'è anche anche l'udienza nei confronti di Raffaele Lombardo nei prossimi giorni
Abbiamo un bel po' di cose: in Sicilia si direbbe una bella pignata

Viva Telejato!

venerdì 26 ottobre 2012

Babel: Caparezza feat Radiodervish - La mia storia sul web

Per il mio recupero della mia attività sul web, oggi vi propongo una canzone di Caparezza con i Radiodervish che trovo splendida: spero che vi piaccia e... buon ascolto!

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post pubblicato il 3 febbraio 2011


Ciao a tutti,

oggi ho riscoperto questa vecchia canzone dei Radiodervish con Caparezza... è una poesia contemporanea che ci fa riflettere sugli orrori della guerra, di tutte le guerre!!!

eccola (con il testo tradotto)




Musica: Michele Lobaccaro –Nabil Salameh- Alessandro Pipino- Michele Salvemini
Testo: Nabil Salameh – Michele Lobaccaro –Michele Salvemini

Vedi amore mio
Hanno rubato la luce del cielo
Il mio esilio
E’ questa terra
Ormai senza pietà

Se fossi vento
traccerei un sentiero
Che porta alla primavera
Tace Sheherezade
Infinita nostalgia

Rabbia
Di sabbia d’Arabia in gabbia
Chi comanda non cambia
Ti tenderà una mano ma che sanguina
Mette i suoi uomini
Nella sala comandi ma
Se vuole il cuore tu non lasciare che l’abbia

Prendilo per i capelli
Rendi i ribelli fratelli
Butta i granelli negli occhi
Dei satelliti
Meriti più della faccia finta più
Della gente tinta che
Continua a dire troppe falsità su di te

La sera è rimasta senza le stelle
E’ tempo degli dei del ferro
Gli angeli hanno abbandonato la terra
Smisurato silenzio

Gioisca colui che riesce a vedere la luce nell’oscurità
E toccare l’alba nelle gocce di rugiada
Gioisca colui che desidera ancora dal cielo
Un varco per la speranza

E non rimangono che nuvole di polvere
Cumuli di colpe che un golpe si fanno assolvere
Il vento soffia dall’ovest e già diffonde
Le solite menzogne che sparano dal fronte

Chi sta lontano distratto
Da uno schermo che è piatto
D’un tratto non sa che rispondere
Ma chi è civile ci vive tra le bombe
Crollano le forze aumentano le collere

La sera è rimasta senza le stelle
E’ tempo degli dei del ferro
Gli angeli hanno abbandonato la terra
Smisurato silenzio

Gioisca colui che riesce a vedere la luce nell’oscurità
E toccare l’alba nelle gocce di rugiada
Gioisca colui che desidera ancora dal cielo
Un varco per la speranza

giovedì 25 ottobre 2012

Le radici e l'albero: riflessione sul cibo

Oggi apre a Torino il Salone del Gusto che quest'anno viene organizzato con Terramadre: ma cosa consistono queste "fiere"?
Il salone del gusto nasce nel 1996 sotto l'impulso della Regione Piemonte che, con la Provincia ed il Comune, sotto la spinta di Slow Food, decidono di aprire questa fiera enogastronomica con il fine di promuovere i prodotti locali ed uno stile di alimentazione che fosse da un lato sano e dall'altro che promuovesse le culture alimentari variegate.
Terramadre è un progetto di Slow Food nato nel 2004 che ha come fine mettere insieme i produttori del sud del mondo e portare alla ribalta le problematiche quotidiane degli stessi.
Quest'anno le due fiere si uniscono in una unica offerta che prevede sia una dimensione nazionale che una dimensione internazionale.

Il cibo è alla base della vita di ogni essere umano e nel cibo vi è tutto: l'energia, la tutela del territorio, la tutela della salute, le tradizioni culturali di un popolo e di una comunità.
Tutto parte da li, dalle radici che ogni essere umano ha e anche il fatto che semanticamente si parla di "radici" ci porta a riflettere che le scelte di ogni giorno possono sviluppare ciò che siamo sia in quanto individui e sia come individui in una comunità: solo se ha solide radici un albero può svilupparsi e crescere rigoglioso.

Nel mondo globalizzato abbiamo grosse opportunità e grossi pericoli: abbiamo l'opportunità di assaggiare cibi provenienti da ogni parte del mondo e, tramite questi, scoprire culture e storie che, senza il gusto, ci apparirebbero lontane; una vicinanza che possa prendere tutti i sensi e che possa renderci più vicini alle necessità di persone così distanti dal nostro modo di vivere.
I pericoli sono insiti nella standardizzazione dei beni, nella perdita delle stagionalità, che scandiscono tutte le comunità in ogni parte del pianeta, e nello spreco alimentare.
La standardizzazione ci porta a rispondere ai bisogni del mercato e a richiedere cibi che sono sempre meno rispondenti alla cultura nella quale siamo cresciuti e sempre più rispondenti ad un bisogno indotto che vuole che i pomodori siano sulle nostre tavole tutto l'anno o che le mele siano sempre perfette e lucenti. La stagionalità è un bene prezioso da recuperare per evitare delle distorsioni di mercato che vedono in estate i pomodori coltivati nel sud Italia gettati al macero perché pagati troppo poco e al tempo stesso in inverno dei pomodori prodotti nelle serre olandesi nei nostri negozi. Recuperare le tradizioni significa anche razionalizzare il sistema che governa l'industria agroalimentare, favorendo delle produzioni locali (cosiddetto km 0) e un controllo sociale migliore nelle fasi di produzione che, quindi, non coinvolgano manodopera sfruttata e sottopagata (numerosi sono i casi, vi consiglio, giusto per avere il sentore della punta dell'iceberg, il documentario "Il sangue verde" di Segre).
Ultimo ma non per ultimo lo spreco del cibo, tema di quest'anno del Salone del Gusto-Terramadre, lo spreco è la faccia perversa della globalizzazione: da un lato il sistema produttivo, per la realizzazione masse critiche raggiunte le quali convenga produrre, tende ad avere delle produzioni che eccedono il fabbisogno reale con l'effetto di gettare al macero quantità di prodotto buono solo perché non si addice ad alcuni standard (ricordo ancora mia mamma portare buste piene di finocchi che sarebbero andati al macero perché non si confacevano agli standard imposti all'azienda per la quale lavorava).
La mania di riempire i nostri frighi, inoltre, ci porta sempre più spesso a non controllare i prodotti che abbiamo e di permettere ad alcuni prodotti di scadere, gettando via del cibo e ricominciando il ciclo perverso.

Recuperare il senso della terra, della stagionalità, del cibo significa recuperare le nostre tradizioni e le nostre culture: potremmo mai costruire un futuro senza tener conto di questi elementi fondamentali?

mercoledì 24 ottobre 2012

Hajj, il più grande evento del mondo musulmano: davvero l'islam è lontano da noi?

In questi giorni si svolge alla Mecca il rituale pellegrinaggio annuale che porta milioni di musulmani da tutto il mondo in Arabia Saudita: è un evento suggestivo che mostra quanto diffuso sia l'Islam e quale varietà di persone da tutti gli angoli della terra si spostano per questo evento di fede.
Incluso nei 7 pilastri della fede musulmana, l'Hajj è quello più suggestivo e, per le persone di fede musulmana, è chiesto di effettuarlo almeno una volta nella vita.

Ma in cosa consiste?
Il rito si compone di vari passi: anzitutto vi ci deve essere una dichiarazione specifica di adesione del fedele al rito e successivamente lo stesso si purifica con un lavacro raggiungendo lo stato di purezza.

Il passo successivo è effettuare 7 giri attorno alla Kaaba: pietra cubica di colore nero, è un tempio preislamico di stampo politeista nel quale, dopo la conquista da parte della Mecca da parte di Muhammad nel 630, furono eliminate tutte le divinità; secondo la tradizione Abramo e Ismaele, quest'ultimo considerato il padre dei musulmani a differenza di Isacco suo fratello e padre degli ebrei, hanno estratto una pietra nera da una montagna e l'hanno incastonata nella struttura ad un metro di altezza. Insieme a questo rito vi è una una corsa-marcia effettuata 7 volte tra Safa e Marwa: la tradizione vuole che una volta scelto Isacco, Abramo avesse abbandonato al proprio destino Ismaele e sua madre Agar. Cercando di trovare un po' di acqua, Agar fece per sette volte la strada tra le due colline di Safa e Marwa effettuandola correndo quando era a valle e passeggiando quando era in collina: questo "strano" comportamento è giustificato dal fatto che nel mentre era in valle la visuale non permetteva ad Agar di poter sorvegliare Ismaele, diversamente da quanto era in collina; alla settima "corsa", tornata sconfortata, trovò Ismaele che giocava con i piedini in una fonte zampillante, un miracolo segno della benevolenza divina.

Successivamente il pellegrinaggio prosegue con una processione notturna verso la città di Mina, a 5 km dalla Mecca: secondo la tradizione questo è il luogo nel quale Adamo ed Eva si sono reincontrati dopo 200 anni di separazione a seguito del peccato originale e della condanna divina.
Da qui ci si sposta verso la collina di Arafat, il monte della Misericordia e subito dopo ci si sposta verso Muzdalifa per le preghiere; il giorno dopo ci si risposta a Mina e si sacrifica un anumale le cui carni vengono offerte ai vicini.

Il giorno successivo vi è la cosiddetta "lapidazione del demonio" nel quale il fedele lancia pietre contro una delle tre steli apposte: secondo la tradizione è il luogo nel quale Abramo cacciò il Diavolo, che lo tentava dicendogli di non seguire l'ordine di Dio di uccidere sui figlio Isacco, lanciandogli delle pietre.



Il passo successivo è il ritorno alla Mecca subito dopo la rasatura rituale e la fine dello stato di purezza: qui si saluta la Kaaba che ha una nuova Kiswa, tessuto che viene cambiato annualmente fatto di seta nera con su ricamate in oro versetti del Corano. Il tutto si conclude con i Giorni della Gioia, momento di gaudio nel quale è vietato digiunare.
In tutta la cerimonia il fedele porta un abito rituale: l'uomo è coperto unicamente da due lenzuoli bianchi (gli è permesso di portare solo un marsupio con gli effetti personali) e la donna deve essere completamente coperta.

 
Ora che avete letto di questo cerimoniale che in gran parte prende spunto da un immaginario comune anche agli ebrei e ai cristiani la mia domanda è: davvero i musulmani sono così lontani dalla cultura ebraico/cristiana, posizione sbandierata continuamente da alcuni esponenti sedicenti cristiani e anti-musulmani, oppure sono molto più vicini di quanto crediamo?

AGGIORNAMENTO

Ho ricevuto questo commento e mi pare giusto che sia integrato nel mio post:

sono un musulmano italiano, sono felice che hai voluto studiare la nostra religione e presentarne il rito dell'Hajj e ho apprezzato molto le tue conclusioni.
Sono certo che non ti offenderai se preciso alcune cose, non certo per fare il "maestrino", ma proprio per accogliere il tuo invito alla conoscenza reciproca offrendoti quel poco che so di Islam. Sarò felice se tu potrai correggermi o insegnarmi tanto altro.

I pilastri dell'Islam sono 5;
Ismaele, su di lui la Pace, non è padre dei musulmani, in quanto i musulmani non sono una stirpe, ma tutti gli uomini di qualsiasi origine che si sottomettono al Signore, bensì è il padre degli arabi;
la Kaaba non era un tempio preislamico, piuttosto è la Casa di Dio (Allah) costruita come dici bene da Abramo, la Pace sia su di lui, che era musulmano, e che semplicemente fu' oltraggiata per un lasso di tempo venendo riempita di idoli;
Allah non ordinò ad Abramo di uccidere Isacco, ma Ismaele, la Pace sia su tutti loro, e in realtà è scorretto dire che gli ordinò di ucciderlo, piuttosto gli fece sognare che lo sacrificava, e così lui si accinse a fare, per poi comprendere che si trattava di una prova e Allah non voleva lo uccidesse ma lo sostituì subitaneamente con un agnello;
anche l'abbandono di Agar e Ismaele non avvenne certo per incuria da parte di Abramo, la Pace sia su tutti loro, ma in ossequio ad un ordine del Signore dei mondi;
un'ultima piccola precisazione: la storia di Adamo ed Eva, la Pace sia su di loro, nel Corano è quasi uguale a quella nella Bibbia, con la differenza che non c'è un'accusa specifica contro Eva, ma la responsabilità dell'errore è data ad entrambi, va precisato però che noi musulmani non lo definiamo "peccato originale", perché fa' parte del nostro credo che i Profeti non pecchino, ma al massimo sbaglino, e che nessuno nasce macchiato dal peccato, anzi il bambino è il simbolo dell'innocenza, tanto che per riferirsi ad un'assoluzione totale dai peccati, come in seguito all'accettazione dell'Islam, si dice che la persona torna pulita come appena nata.

Grazie ancora e spero ti siano utili questi chiarimenti, sono sempre disponibile se vorrai dialogare ancora sull'Islam,

Saluti!

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Rispondo:
- Per pre-islamico intendo che la Kaaba è stata costruita prima della Rivelazione dell'Altissimo al Profeta e, quindi, pre-islamico (nel senso storico del termine). Inoltre prima del ritorno del Profeta alla Mecca quel tempio era stato usato per riti politeisti (quindi togliendo la funzione originaria che Abramo gli aveva dato) e il Profeta ha ristabilito l'ordine delle cose.
- è vero non sono stato preciso: nella tradizione islamica Abramo non voleva uccidere Isacco ma Ismaele. Purtroppo, cercando di spiegare a chi non conosce il Corano la storia e facendo riferimento ad un immaginario occidentale (quindi più avvezzo alla conoscenza della Bibbia) mi sono perso questo passaggio: grazie per la correzione
- Non ho espresso nessun giudizio sull'abbandono di Ismaele e di Agar quindi ti ringrazio della tua precisazione
- Anche la storia di Adamo ed Eva aveva un'ottica diciamo occidentale per questo ti ringrazio della precisazione: spiegare le cose della tradizione musulmana a chi ha una tradizione, anche se laica e/o atea, avulsa dal Corano non è cosa semplice e utilizzare un immaginario conosciuto aiuta la comprensione.

Con questo spero di aver rimediato e chiarito

martedì 23 ottobre 2012

L'Aquila: Scienziati imprudenti o i Giudici auspicano dei maghi?

Ieri la Corte de l'Aquila ha condannato i cinque membri della commissione grandi rischi della Protezione Civile a sei anni di reclusione per omicidio colposo in quanto non avrebbero avvisato di un pericolo imminente ma, anzi, avrebbero tranquillizzato la popolazione.

Si dirà: ma tutti sappiamo che un terremoto non è prevedibile, perché sono stati condannati? Mettere alla sbarra degli scienziati che non potevano prevedere un fenomeno di questo tipo è giusto?


 Partiamo da una intercettazione per capire il senso di questa sentenza (per altre intercettazioni si veda questo dossier)

Bertolaso: "La cosa importante è che domani... Adesso De Bernardinis ti chiama per dirti dove volete fare la riunione. Io non vengo... ma vengono Zamberletti (l'unico che poi non parteciperà, ndr), Barberi, Boschi, quindi i luminari del terremoto in Italia. Li faccio venire all'Aquila o da te o in prefettura... Decidete voi, a me non me ne frega niente... In modo che è più un'operazione mediatica, hai capito? Così loro, che sono i massimi esperti di terremoti, diranno: è una situazione normale... sono fenomeni che si verificano... meglio che ci siano cento scosse di quattro scala Richter piuttosto che il silenzio, perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male... Hai capito? (...) Tu parla con De Bernardinis e decidete dove fare questa riunione domani, poi fatelo sapere (alla stampa, ndr) che ci sarà questa riunione. E che non è perché siamo spaventati e preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente. E invece di parlare io e te... facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia". La Stati: "Va benissimo...".
Ecco allora cosa si contesta: se i cittadini aquilani avessero saputo che la carica sismica si stava accumulando si sarebbero preparati meglio... E, forse, l'avrebbero fatto anche se semplicemente gli scienziati avessero ammesso di non avere idea di quando ci sarebbe stato un terremoto...

Stamattina l'Assessore alla cultura del Comune de l'Aquila ed ex presidente della Provincia Stefania Pezzopane è intervenuta a CaterpillarAM, ecco un estratto del suo intervento:



Un suo commento dopo il pronunciamento della sentenza: "Sentenza importante, giudici coraggiosi, ci rende un po' di giustizia". Lei tra l'altro nel suo libro "La politica con il cuore" aveva denunciato la superficialità della Commissione Grandi Rischi: la sentenza nasce dalla rassicurazione che gli esperti hanno dato ai cittadini de l'Aquila  dicendo loro "Non vi preoccupate, non c'è bisogno che usciate dalle case"
Si sostanzialmente adesso si sta creando un equivoco molto sgradevole: alcuni giornali ed alcune lobby scientifiche dicono che sono stati ingiustamente accusati i membri della Commissione Grandi Rischi perché non avevano la bacchetta magica o perché non hanno potuto prevedere i terremoti che non sono prevedibili. Non è questo il tema del processo! Il tema del processo è un altro: loro ci hanno rassicurati, questo è il punto... Sulla base di quelle rassicurazioni centinaia di persone, centinaia di famiglie, sono rimaste nelle case violando una regola che sta nel nostro patrimonio genetico e di aquilani (la nostra città è stata già distrutta due volte nel '300 e nel '700) che appena la terra si muove si esce di casa e ci si mette al sicuro.

Proprio perché non hanno detto questo, "non abbiamo la bacchetta magica", l'avessero detto quel giorno ognuno avrebbe deciso e magari sarebbe stato più cauto... Lei era quel giorno a l'Aquila?
Certo, io ho litigato con mio marito perché volevo uscire: mio padre mi ha sempre detto "quando c'è il terremoto esci e mettiti in salvo"; mio marito, che è più razionale, diceva "No Stefania, non fare la pazza, non fare l'isterica: ci hanno rassicurato, sta tranquilla, non succede niente" e dopo un po' è arrivata una bomba mostruosa che altro che non succede niente, mi cascava tutto addosso!

Come la sua tante famiglie avranno fatto la stessa discussione. Il problema è lì: se gli scienziati avessero fatto gli scienziati e avessero detto "Noi non possiamo prevedere e non possiamo rassicurare"...
Ci hanno detto una cosa opposta di quello che scientificamente stava avvenendo, ci hanno detto che lo sciame sismico che da tre mesi avveniva stava scaricando l'energia della terra e invece si stava caricando l'energia della terra e poi è arrivata una tale carica che è esplosa con la scossa delle 3:32: ecco perché alcuni di noi hanno detto da subito che è li il punto, la rassicurazione. E poi l'intercettazione tra Bertolaso e l'Assessore della Regione in cui Bertolaso gli diceva "Dai su, facciamo sta conferenza stampa, mi raccomando, io non vengo, facciamolo dire agli scienziati, bisogna zittire quelli che stanno agitati" C'era quel Giuliani, e poi anche molti di noi che avevamo paura e chiedevamo aiuto dicendo alla protezione civile di dirci cosa fare... Quelli sono venuti e ci hanno detto "State tranquilli, dormite nei vostri letti" E poi alcuni ci sono rimasti nei letti, io ci penso ancora: ieri non sapevo se essere felice o mettermi a piangere. Poi ho deciso che era giusto rendere merito ai giudici coraggiosi.



A voi un giudizio: i Giudici pretendono dagli scienziati di essere dei maghi o semplicemente gli scienziati non hanno utilizzato la giusta prudenza per avvertire la popolazione dei pericoli ai quali potevano incorrere e hanno risposto a logiche politiche?

lunedì 22 ottobre 2012

"Un ricordo di Solferino" di Henry Dunant

Questo libro di Dunant è una pietra miliare per la politica internazionale e per il diritto umanitario: questo medico svizzero che, quasi per caso, si trova ad assistere ad una battaglia cruenta come quella di Solferino e, mosso dalla visione quasi apocalittica, prima si attiva per organizzare i soccorsi e poi decide di scriverne un resoconto per far conoscere al mondo le sofferenze che non solo i soldati ma anche le comunità devono patire durante una guerra.
Il resoconto di Dunant è duro, forte, non si priva di nulla, nemmeno della condizione cruenta e del dramma dei molti che vengono abbandonati senza alcun sollievo e nessuna cura.
Questo libro è importante perché, scritto col fine di mostrare al mondo l'orrore della guerra, avrebbe dovuto sensibilizzare i potenti del mondo ad organizzare una organizzazione che si occupasse di soccorrere i feriti rendendo "umana" la guerra.
Questa organizzazione si chiama Croce Rossa e, grazie al suo lavoro di sensibilizzazione, si sono sviluppati sin dal lontano 1864, sia un filone di regole internazionali che rendessero meno disumana la guerra e sia la creazione di società nazionali di soccorso che lavorassero sul campo.
Un libro che non si ferma ad una descrizione ma che fa proposte e che ha cambiato la visione internazionale del conflitto armato con la forza della parola.

Giudizio personale:
 A tratti quasi dogmatico, a tratti tecnicista, ha una analisi scarna ma efficace del problema. Sicuramente non può affascinare il grande pubblico.

Citazioni:
Qui, si svolge una lotta corpo a corpo, orribile, spaventosa; Austriaci e Alleati si calpestano, si  scannano sui cadaveri sanguinanti, s'accoppano con il calcio dei fucili, si spaccano il cranio, si sventrano con le sciabole o con le baionette; è una lotta senza quartiere, un macello, un combattimento di belve, furiose ed ebbre di sangue; anche i feriti si difendono sino all'ultimo: chi non ha più un'arma afferra l'avversario alla gola, dilaniandola con i denti. (p.22)
 Il cielo s'è oscurato e fitte nubi coprono ad un tratto l'orizzonte. Il vento si scatena con furia e solleva nello spazio rami d'alberi spezzati; una pioggia fredda, spinta dall'uragano, anzi, per meglio dire, un autentico ciclone s'abbatte sui combattenti già sfiniti dalla fame e dalla fatica, mentre raffiche e turbini di polvere acciecano i soldati, costretti a lottare anche contro gli elementi. (p.38)
Quanti giovani ungheresi, boemi o rumeni arruolati solo da alcune settimane, si sono gettati a terra per la fatica e l'inedia, una volta giunti fuori tiro, e non si sono più rialzati o, indeboliti dalla perdita di sangue, benché forse lievemente feriti, sono periti miseramente di sfinimento o di fame! (p. 53)
Se ci fossero stati aiuti sufficienti per provvedere al servizio di raccolta dei feriti nella pianura di Medole, in fondo ai burroni di S. Martino, sulle pendici del monte Fontana o sulle alture di Solferino, non si sarebbero lasciati per lunghe ore, il 24 giugno, in preda ad angosce crudeli e nell'amaro dimore dell'abbandono quel povero bersagliere, quell'ulano o quello zuavo che, cercando di sollevarsi nonostante l'atroce sofferenza, faceva inutilmente segno da lontano, con la mano, perché si inviasse una barella dalla sua parte, ed infine non si sarebbe corso il terribile pericolo, il giorno seguente, di sotterrare dei vivi assieme ai morti, come purtroppo è probabilmente avvenuto! (p. 122)
Edizione utilizzata:
Henry Dunant, Un ricordo di Solferino, Traduzione dal francese di Salvatore D'Agata, Croce Rossa Italiana, Roma 2002 

Dove si può trovare questo libro:
La mia è una edizione distribuita gratuitamente dalla CRI ma vi sono varie edizioni commerciali che potrete trovare abbastanza facilmente nelle librerie o sui vari siti come BOL.it, IBS o Amazon. Non credo vi siano particolari problemi nelle biblioteche dei centri medio/grandi.

giovedì 18 ottobre 2012

18 Ottobre - Giornata europea contro la tratta di esseri umani

Oggi è la giornata europea contro la tratta di esseri umani: cosa è la tratta (trafficking)? Quale tutele per chi ne è vittima? Quali sono le Convenzioni che si occupano di questo?

La definizione migliore di tratta di esseri umani è definita dalla convezione sulla lotta contro la tratta degli esseri umani del Consiglio d'Europa del 2005 che recita all'art. 4:

L'espressione "tratta di esseri umani" indica il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l'alloggio o l'accoglienza di persone, con la minaccia dell'uso o con l'uso della forza o di altre forme di coercizione, con il rapimento, con la frode, con l'inganno, con l'abuso di autorità o della condizione di vulnerabilità o con l'offerta o l'accettazione di pagamenti o vantaggi per ottenere il consenso di una persona che ha autorità su un'altra, a fini di sfruttamento. Lo sfruttamento comprende, come minimo, lo sfruttamento della prostituzione altrui o altre forme di sfruttamento sessuale, il lavoro o i servizi forzati, la schiavitù o pratiche simili alla schiavitù, la servitù o l'espianto di organi

Nel suo ultimo rapporto annuale, pubblicato recentemente, l’organo anti-tratta del Consiglio d’Europa, il GRETA (Gruppo di esperti sulla lotta contro la tratta degli esseri umani), esorta tutti i paesi del continente a intensificare la lotta per contrastare questo fenomeno.

E', quindi, una forma di schiavitù: già nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani si vieta, all'art. 4 la tratta di schiavi:

Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.
La schiavitù è stata una delle prime piaghe dell'umanità ad essere abolite (si veda questa spiegazione molto accurata del prof. Papisca) e, tuttavia, oggi assume nuove forme e nuove finalità.

La stessa Unione Europea si è attivata negli ultimi anni per combattere contro questa piaga che, nascosta, si sviluppa ogni giorno sotto i nostri occhi: la Carta dei diritti Fondamentali dell'Unione Europea recita, all'art. 5:


1. Nessuno può essere tenuto in condizioni di schiavitù o di servitù.
2. Nessuno può essere costretto a compiere un lavoro forzato o obbligatorio.
3. È proibita la tratta degli esseri umani.
L'Unione è attiva con i progetti ISEC, DAPHNE II, col lavoro dell'EIDHR, il tema Migrazione e Asilo; con la comunicazione COM/2012/028, l'Unione rafforza i suoi progetti e li rilancia, cercando una maniera più efficiente di utilizzare le risorse:


La responsabilità del contrasto della tratta degli esseri umani spetta principalmente agli Stati membri. Lo scopo della presente comunicazione è illustrare in che modo la Commissione europea intende sostenere gli Stati membri in questo compito. La sentenza Rantsev vs Cipro e Russia costituisce un riferimento decisivo in materia di diritti dell’uomo prevedendo chiaramente che gli Stati membri sono tenuti ad adottare le misure necessarie per affrontare i diversi aspetti della tratta di esseri umani, quali il reclutamento, la fase investigativa, l’azione penale, la protezione dei diritti dell’uomo e l’assistenza alle vittime. Qualora vengano a conoscenza di un caso di tratta di esseri umani, o che una persona è esposta al rischio di cadere vittima di tale reato, le autorità sono obbligate ad intervenire in modo adeguato.
E nel nostro Paese? La lotta alla tratta è sancita dalla legge n. 228 dell'8 Agosto 2003 che non ha un occhio solo nei confronti dell'aspetto repressivo del problema, ma tiene in considerazione anche l'aspetto preventico e quello sociale: nella legge anti tratta vi è l'Art. 14 che recita:

1. Al fine di rafforzare l'efficacia dell'azione di prevenzione nei confronti dei reati di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù e dei reati legati al traffico di persone, il Ministro degli affari esteri definisce le politiche di cooperazione nei confronti dei Paesi interessati dai predetti reati tenendo conto della collaborazione da essi prestata e dell'attenzione riservata dai medesimi alle problematiche della tutela dei diritti umani e provvede ad organizzare, d'intesa con il Ministro per le pari opportunità, incontri internazionali e campagne di informazione anche all'interno dei Paesi di prevalente provenienza delle vittime del traffico di persone. In vista della medesima finalità i Ministri dell'interno, per le pari opportunità, della giustizia e del lavoro e delle politiche sociali provvedono ad organizzare, ove necessario, corsi di addestramento del personale, nonché ogni altra utile iniziativa.
2. Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato.
Secondo l'art. 13 della stessa legge che recita:

1. Fuori dei casi previsti dall'articolo 16-bis del decreto-legge 15 gennaio 1991, n. 8, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 marzo 1991, n. 82, e successive modificazioni, per le vittime dei reati previsti dagli articoli 600 e 601 del codice penale, come sostituiti, rispettivamente, dagli articoli 1 e 2 della presente legge, è istituito, nei limiti delle risorse di cui al comma 3, uno speciale programma di assistenza che garantisce, in via transitoria, adeguate condizioni di alloggio, di vitto e di assistenza sanitaria. Il programma è definito con regolamento da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro per le pari opportunità di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro della giustizia.
All'interno di questa ottica è stato creato il numero Verde Antitratta 800 290 290, fondamentale come primo approccio di intervento e centro di smistamento delle richieste di aiuto che si sviluppa in varie fasi (Qui gli step di intervento previsti dal Comune di Venezia, ad esempio).

La 228/2003 fa il paio con l'art. 18 del D.Lgs 286/98 e il D.L. 300/06 che prevede percorsi di protezione sociale per le vittime.
Si dirà: abbiamo un ottimo sistema di protezione in Italia! E' vero ma... nella legge Legge n°94/09, art.1c16 si è inserito nel nostro ordinamento il famoso "reato di immigrazione clandestina" che mette le forze dell'ordine davanti ad un dilemma: quando trovano un/una immigrato/a clandestino/a arrestarlo o vedere se, essendo vittima di tratta, bisogna attivare le tutele di cui sopra?

Molte città italiane oggi sono attive sulla sensibilizzazione a questi temi, vorrei citare Venezia e il tandem Genova/Torino.

Concludo con le parole del Segretario generale del CoE Thorbjørn Jagland:

Si tratta di una vera e propria tragedia europea. Ecco perché è una priorità per il Consiglio d'Europa. Il rapporto del Greta ci rivela che uomini, donne e bambini sono vittime di abusi sessuali o sfruttamento di lavoro forzato, sono costretti a commettere o partecipare ad atti delittuosi. Il numero delle vittime è ancora molto approssimativo. Sappiamo, però, che non ricevono l'assistenza necessaria. Inoltre; gli inquirenti incontrano tante difficoltà a rinviare a giudizio i trafficanti. Per di più le pene sono ancora leggere rispetto all'atrocità del crimine.

La crisi del Mali: una strage dimenicata

Avevo già tradotto un articolo su questa crisi qualche mese fa, ora vediamo com'è la situazione. Il Mali, piccolo Stato del Sahel, è in una guerra civile senza esclusioni di colpi fin dall’aprile di quest’anno, che vede contrapposto il sud al Nord indipendentista, controllato dai ribelli tuareg e gruppi islamici hanno preso il controllo delle tre città del Nord - Kidal, Gao e Timbuctu - di fatto tagliando il paese in due, senza resistenza da parte di un esercito del Mali sottoequipaggiato, disorganizzato e allo sbando. Gli islamisti di Ansar Dine, guidati dal leader tuareg Iyad Ag Ghaly, e gli elementi di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) hanno da allora creato la MNLA e fin dall’inizio vi furono rapporti che parlavano di violenze, esecuzioni sommarie e bambini impiegati nei combattimenti.

Alla fine della sua visita dell’8 ottobre in Mali, l’Assistente del segretario generale deputato ai diritti umani Ivan Simonovic ha lanciato un grido di allarme riguardo le violazioni dei diritti umani nel nord del Paese.

“Vi sono spaventose violazioni dei diritti umani” ha detto Simonovic “Dal momento nel quale i gruppi islamici hanno preso il controllo, vi sono testimonianze di diversi tipi di abusi dei diritti umani. I diritti civili e politici sono stati fortemente compressi a causa dell’applicazione stretta dellla sharia; vi è in atto una crudeltà sistemica e punizioni inumane sono state implementate, incluse le esecuzioni, le mutilazioni e la lapidazione”

Si stima che negli ultimi mesi vi sono stati presumibilmente tre esecuzioni, otto amputazioni e due fustigazioni. I matrimoni forzati sono comuni, vi è un traffico di donne che sono comprate e costrette a risposarsi. Simonovic riporta testimonianze che dicono che “le donne non sono solo in vendita, ma anche in saldo: nel nord possono essere vendute anche per meno di 1000 dollari americani”

“Questo può indicare che queste donne sono nel rischio imminente di essere soggette di crudeli e inumani punizioni” Ha detto Simonovic

I bambini soffrono delle dirette conseguenze del conflitto. Come risultato della chiusura delle scuole del Nord, dopo la fuga di molti degli insegnanti, i bambini sono stati privati del loro diritto all’educazione. Povertà estrema, mancanza di lavoro e educazione stanno facendo facilmente cadere i bambini preda dei gruppi islamisti estremi, che continuano ad allettare i giovani e i bambini a raggiungere la loro causa. Un testimone ha informato Simonovic di un particolare grave caso di tre bambini che sono stati presumibilmente mutilati durante l’addestramento per maneggiare ordigni esplosivi improvvisati.

In risposta a queste istanze, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato il 15 ottobre all’unanimità la risoluzione 2071, presentata dalla Francia e appoggiata dai tre membri africani del Consiglio di Sicurezza, Sudafrica, Marocco e Togo, e da Germania, India e Regno Unito.


La Risoluzione richiama le autorità maliane a intraprendere un dialogo politico con i gruppi ribelli e i rappresentanti legittimi della popolazione del Nord del Mali.

La Risoluzione invita il nuovo Inviato speciale per il Sahel, Romano Prodi, a partecipare alla elaborazione di una soluzione globale della crisi maliana, nel quadro della messa in opera della strategia delle Nazioni Unite per il Sahel.

mercoledì 17 ottobre 2012

Politica ed informazione italiane... sorde - La mia storia sul web

 Qualche tempo fa mi approcciai al tema dei sordi e della LIS (Lingua Italiana dei Segni): ecco il mio articolo integrale e, un po' come Report, poi scriverò cosa è successo un anno e mezzo dopo...

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post pubblicato il 16 marzo 2011
 

La cosa che mi spinge a scrivere questo articolo è stata la notizia, appresa per caso, dello stato di mobilitazione delle persone sorde: mi sono messo quindi a cercare sui siti dei maggiori quotidiani nazionali ma non ho trovato niente di interessante e/o importante.

Alla "sordità" dell'informazione italiana voglio, nel mio piccolo, sopperire con questo breve escursus sulla problematica.

Utilizzando quindi parte del discorso tenuto al Senato della Repubblica dal Sen. Oskar Peterlini (qui trovate un'ampia documentazione) vorrei un po' venire a capo della questione.
"La LIS è la lingua visivo-gestuale adoperata dalle comunità dei sordi in Italia. Essa ha una struttura assai diversa dalla lingua italiana (parlata) dato che, nel corso della storia, sordi ed udenti non sono stati molto in contatto.
    La LIS, come le altre lingue segnate, non è dunque una pantomima con segni prodotti a caso come molte persone pensano, bensì è una lingua vera e propria con una sua grammatica. Analogamente a quanto avviene per le lingue vocali, ogni nazione ha una propria lingua dei segni, con ulteriori varietà regionali e addirittura con qualche differenza lessicale nell’ambito della stessa città, dovuta a quanto ancora sopravvive delle diversità linguistiche un tempo esistenti tra i vari istituti per sordi.
    I sordi in Italia sono oltre 70.000, includendo in questa cifra sia coloro che sono nati sordi o che sono diventati sordi nei primi anni di vita (e quindi non hanno potuto acquisire il linguaggio parlato come bambini udenti, a causa della sordità), sia le persone che sono diventate sorde dopo aver appreso il linguaggio parlato. Specie per i primi, i cosiddetti «sordomuti», che possono imparare la lingua parlata solo dopo un iter di riabilitazione, nasce la necessità di uno strumento quale la LIS, con una propria specificità morfologica, sintattica e lessicale.
    In Europa la lingua dei segni ha avuto un riconoscimento al più alto livello con due risoluzioni del Parlamento europeo, del 17 giugno 1988 e del 18 novembre 1998, relative appunto alla lingua dei segni dei sordi e con la risoluzione dell’Unesco resa a Salamanca nel giugno 1994. I sordi utilizzano figure professionali quali l’interprete LIS e gli operatori (per esempio gli assistenti alla comunicazione) garantendo attraverso l’uso della LIS risultati ottimali per la formazione di soggetti affetti da sordità.
    L’Unione europea dei sordi (European Union of the Deaf), con sede in Bruxelles, creata nel 1985, e che rappresenta attualmente le associazioni di ventiquattro Stati membri dell’Unione europea (Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica ceca, Regno unito, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Ungheria) ha più volte sollecitato, con atti formali, tutti gli Stati membri dell’Unione europea ad accettare legalmente la lingua dei segni di ciascun Paese nell’ambito della struttura della Carta europea delle lingue minoritarie.
La lingua dei segni rappresenta una forma di integrazione dei non udenti nella società degli udenti a condizioni per loro eque. Proprio per rafforzare la protezione e promozione dei diritti umani delle persone con disabilità e per abbattere la barriera della comunicazione quale forma di emarginazione, sembra quindi giunto il momento per l’Italia di dare alla LIS pieno riconoscimento, equiparandola ad una qualsiasi lingua di minoranza linguistica.
È in questo senso che la LIS deve essere per noi considerata «lingua non territoriale» della comunità dei sordi, equiparando tale definizione a quella della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie, fatta a Strasburgo il 5 novembre 1992, articolo 1, lettera c)."

Qual'è il problema? da questo discorso non si è fatto nulla: il passato Governo Prodi è arrivato alla fine dell'iter legislativo, ma la sua caduta ha impedito che la legge fosse approvata.

L'attuale Governo è rimasto a lungo "sordo" alle sollecitazioni della comunità dei sordi e degli interpreti LIS, tanto da promettere a più riprese un intervento legislativo mai arrivato.

I sordi pian piano cercano di prendere in mano la situazione e il 14 ottobre scorso hanno organizzato un sit-in per chiedere il riconoscimento di questa lingua.

Ed arriviamo ad oggi: l'Ente Nazionale Sordi (ENS) emana questo comunicato stampa
"L’Ente Nazionale Sordi Onlus annuncia lo stato di agitazione per la mancata approvazione del Disegno di Legge sul riconoscimento della Lingua dei Segni, di nuovo impantanato in I Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede deliberante, dopo quasi un anno di attesa in Commissione Bilancio.

A comunicarlo è il Presidente Nazionale ENS Ida Collu, che teme che l’inspiegabile nuovo stop dell’iter legislativo del provvedimento, proprio quando la Commissione Bilancio si era espressa positivamente sul testo e sugli emendamenti, nasconda il tentativo di rimettere in discussione il contenuto del provvedimento proprio quando si attende soltanto il voto.“Non c’è più tempo”, aggiunge Ida Collu, per modificare un testo su cui si sono già tenute audizioni, che ha già cambiato tre volte versione e che ha finalmente ricevuto il via libera dalla Commissione Bilancio”.Qualsiasi modifica al testo attuale, oltre quella indicata dalla Commissione Bilancio, non avrebbe altro effetto che snaturare il provvedimento, regalando ai sordi italiani, dopo oltre vent’anni di attesa, una legge beffa.
 “Chiediamo soltanto”, conclude Ida Collu, “che la Repubblica riconosca la Lingua dei Segni senza “se” e senza “ma”, così come previsto dall’art. 21 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità che il nostro Paese si è impegnato ad attuare ratificandole con la legge 3 marzo 2009 n. 18”.


allora la mia domanda è: chi è il vero sordo in tutta questa faccenda?


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Mi direte: dal 2011 le cose sono sicuramente cambiate vero? Nulla: la legge è arenata.

Secondo molti, anche molto vicini ai sordi, la LIS non è una lingua e riconoscerla come tale significherebbe  considerare i sordi come minoranza; i sordi "Si considerano cittadini italiani a tutti gli effetti e la loro lingua è quella italiana. Per questo ci siamo opposti all’idea di riconoscere la Lis come lingua di minoranza delle persone sorde in base all’articolo 6 della Costituzione come prevedeva il testo approvato al Senato" (dal Corriere del 12 Febbraio 2012).

La mia domanda è: riconoscere la LIS come lingua toglie i diritti civili ai sordi? Che forse un altoatesino (o sudtirolese) non è cittadino italiano come gli altri? Che i sordi non possano comunicare con una lingua a loro comprensibile e che possano pretendere che negli uffici ci siano persone capaci di comunicare con loro? Che i professionisti interpreti di LIS non possano avere una formazione adeguata e una preparazione specifica riconosciuta a livello universitario (come per le altre lingue), mina i diritti delle persone sorde di essere cittadini?

Garantire i diritti alle persone con disabilità non significa toglierne la dignità...

Inoltre mi auspico che i diritti delle persone con disabilità e dei lavoratori che mettono passione e competenza nel proprio lavoro di tutela e assistenza siano oggetto della ormai imminente campagna elettorale (e prima ancora delle primarie) perché, come abbiamo visto, ci sono degli impegni assunti che ancora non sono stati rispettati.


Allora la mia domanda si ripete: chi è il sordo?



martedì 16 ottobre 2012

"1Q84" (libri I e II) di Murakami Haruki

Nel giorno di uscita della parte III, una piccola recensione del volume che racchiude i libri I e II: che vi faccia venire un po' di curiosità?
Nell'ultimo romanzo Murakami, autore giapponese ad un passo dal nobel, non ha smentito la sua fama di scrittore onirico, capace di creare atmosfere surreali e paradossali e, al tempo stesso, utilizzare le emozioni che ognuno di noi ha nascoste nel profondo.
In questo romanzo sono due i protagonisti: la giovane e misteriosa Aomane e il professore-scrittore ancora in erba Tengo. Come in ogni storia che si rispetti i destini dei due personaggi si intrecciano partendo da due elementi di normalità: Aomane che decide di scappare da un grosso ingorgo prendendo una scala di servizio dell'autostrada e Tengo che decide di riscrivere il libro di una giovanissima quanto quasi sgrammaticata autrice; lo stesso stile dei capitoli che alternano in uno la storia di Aomane e nell'altro quella di Tengo sono, a mio avviso, un ottimo espediente per l'intreccio.
Avvicinarsi a Murakami leggendo questo libro può essere spiazzante: la cultura giapponese, pur essendo imperniata di simboli occidentali e tendenzialmente sincretica, ha una serie di peculiarità che forse agli occhi di noi occidentali possono dar fastidio quanto risultare addirittura scabrose. Murakami però scrive come se la storia si sviluppasse in un mondo parallelo dove queste leggi non valgono.


Giudizio personale:
La storia è appassionante e complessa anche se, a mio avviso, negli ultimi capitoli si perde un po': volontà di Murakami di chiudere o tecnica narrativa? Aspettando di leggere il libro III a voi il giudizio.
Piccola annotazione sulla mia traduzione: non sono molto soddisfatto, ci sono un po' di congiuntivi non proprio correttissimi... 

Citazioni:  
Probabilmente non potreste mai immaginare chi io sia, dove stia andando e a fare cosa, - disse Aomane senza muovere le labbra. - Voi, legati lì come siete, non potete andare da nessuna parte. Non potete andae avanti, né tornare indietro. Ma io si. Io ho un lavoro che devo assolutamente portare a termine. Una missione da eseguire. Quindi mi scuserete se procedo. (p. 17)
 Il primo ricordo di Tengo risaliva a quando aveva un anno e mezzo. Sua madre si toglieva la camicetta, abbassava le spalline della sottoveste bianca e offriva i capezzoli da succhiare a un uomo che non era suo padre. (p. 18)
 Sceso dallo scivolo e uscito dal parco per bambini, Tengo si mise a girare senza meta per il quartiere, vagando di strada in strada, senza quasi rendersi conto di dove si trovasse. Mentre camminava si sforzava di trasformare i pensieri sconclusionati che gli occupavano la mente in qualcosa che avesse una parvenza di chiarezza e di senso (p. 681)
 Edizione utilizzata: 
 Murakami Haruki, 1Q84 - Libro 1 e 2 Aprile-Settembre, Traduzione dal giapponese di Giorgio Amitrano, Einaudi, Torino 2011

Dove si può trovare questo libro:
Facilmente in qualsiasi libreria o, in alternativa, sui maggiori siti come Amazon, BOL e IBS: è considerato best-seller quindi non dovreste avere troppe difficoltà.  

lunedì 15 ottobre 2012

"L'Europa è un processo di identificazione" Caterpillar AM intervista il Ministro Barca

Stamattina CaterpillarAM, programma di Radio 2, ha intervistato il Ministro della Coesione Terriroriale Fabrizio Barca: ecco qui estratti della sua intervista realizzata da Marco Ardemagni, Filippo Solibello e Natascha Lusenti.

Cos'è il Ministro della coesione?
Il lavoro è sotto gli occhi dei cittadini, anche se non ci si accorge altrimenti avrei lavorato un anno per nulla; sono tutti gli interventi pubblici al di là dell'attività ordinaria come la ferrovia Napoli-Bari, la questione di Acerra, la cura degli anziani, e per il sud attività nelle scuole, viaggi studio. E il progetto de L'Aquila

Ci dice del concorsone di questi giorni fatto per L'Aquila?
Si sono chiuse le domande l'altro giorno: sono arrivate 17000 domande da tutta Italia

E lì voi assumete 300 persone che verranno impiegate nella ricostruzione.
Selezioniamo 300 di questi 17000 che verranno assunti dai comuni o dai due uffici speciali della ricostruzione. Sono interventi nei singoli territori che, in una situazione difficile come questa, cercano di dare maggiori opportunità alle persone che vivono in quei territori: opportunità di lavoro, di sviluppo, opportunità di mettere in atto idee imprenditoriali. Coesione territoriale vuol dire che far si che le opportunità delle persone non dipendano da dove vivono.

E' la missione del ministero...
E' nella missione europea!

Sarà stato contento del nobel all'Europa
Molto perché la coesione territoriale nasce negli anni 80 dopo 30 anni di vita dell'Europa quando si decide di rafforzare proprio questo aspetto: Europa per chi e per cosa? L'Europa per la pace, come da motivazione del premio, ma la pace tiene se tutte le persone, come diceva un personaggio famoso, si identificano le une con le altre cioè sentono i guai che capitano alle altre come guai propri: questo personaggio era Freud che rispondeva negli anni '30 ad una domanda di Einstein che chiedeva come si fa ad evitare la guerra in questo continente. L'Europa è un processo di identificazione

Aspettiamo che i banchieri si identifichino un po' di più
Quello ha fatto sorridere molti: come mai il Nobel all'Europa adesso che sembra dei banchieri? Però il fatto che per la prima volta negli ultimi secoli non si sia fatta una guerra è la motivazione del premio.

Andiamo un  po' più verso l'Europa dei popoli allora...
Secondo me il Nobel è un invito in questa direzione

Secondo le nostre previsioni un ministro dell'attuale governo si ricandiderà: secondo lei c'è bisogno di un nuovo governo Monti?
Secondo me c'è bisogno che di quello che noi abbiamo fatto si tenga il metodo in quanto, anche quando abbiam fatto cose che non sono piaciute e avremo fatto i nostri errori, abbiamo raccontato tutto con trasparenza, con un rapporto molto stretto fra i Ministri, che non si vedeva da molto, e molta informazione verso tutti i cittadini. Per il resto ciò va fatto in futuro da una persona eletta con una coalizione di partiti bella solida

Tenere il metodo Monti
Non l'agenda...

Governo politico senza l'Agenda ma col metodo Monti
Così... Spero che le vostre previsioni abbiano sbagliato di uno

Quale sarebbe il metodo Monti
E' passata molto la parola "sobrietà" ma secondo me la parola principale è  una un po' grossa e un po' vecchia: "dignità"

Non è sicuramente concertazione...
Questa è una cosa importante: se la leggiamo come capacità di ascoltare credo che una parte rilevante del governo lo abbia fatto; ovviamente il salto grosso lo si fa con dei partiti che esprimo direttamente il governo perché loro, solo i partiti, in una società possono ascoltare bene i cittadini

Ha detto "avremo fatto i nostri errori", ce ne dica uno
Glielo dico dopo...

Secondo lei quanto ha fatto Monti di ciò che aveva in mente?
Secondo me avrebbe voluto attivare di più la macchina dentro e fuori avrebbe voluto qualcosa di più come il recupero del ruolo dell'Italia [nel consesso internazionale] per affermare che siamo un Paese capace e che dice la sua.

sabato 13 ottobre 2012

Nobel all'Unione Europea - Mi piace vederla così

Oggi non scriverò molto... magari una volta lo farò ma non oggi.

Ho pensato alle motivazioni e questo bel video dell'Unione riassume la situazione.




Ho pensato: chi si sarebbe meritato il nobel? Beh io credo che, tra i padri europeisti, forse Jean Monnet

venerdì 12 ottobre 2012

Ci può essere una nuova (e diversa) tutela dei minori?



Molti avranno visto il video del bambino preso di forza da una scuola del padovano che fa il paio col caso di qualche giorno fa delle ragazzine portate illegittimamente in Australia dalla mamma ma che il giudice ha ritenuto dovessero ritornare in Italia dal padre.

Senza soffermarmi sulla necessità o meno di strasmettere un video così forte e senza analizzare in capo a chi è la colpa di un avvenimento così increscioso, mi adrebbe di tramutare in una prospettiva propositiva il tema della tutela dei minori.

Anzitutto, quali sono le basi per una tutela dei minori? Beh come al solito Nazioni Unite, Consiglio d'Europa oltre che dalle leggi nazionali; partiamo dalla tutela ONU: c'è una Convenzione internazionale che tutela proprio i diritti dei bambini e che ne protegge la vita quotidiana, in particolare nell'ambito famigliare, e che prevede che qualsiasi scelta debba essere fatta secondo l'interesse superiore del fanciullo (art.3).

Come se non bastasse, anche il consiglio d'Europa chiede a tutti gli Stati menbri, grazie ad una convenzione apposita, di avere, all'interno dellle cosiddette Istituzioni nazionali dei diritti umani , che non solo vi sia una comunicazione stretta, ma che sia istituito per i minori un Mediatore (detto anche Difensore Civico, Obundsman etc) che possa, appunto, mediare tra le esigenze della legge e della PA e l'interesse particolare.

In Veneto nel 1988 è stato creato il Pubblico Tutore dei Minori che ha cominciato da subito ad attivarsi per la tutela dei minori e a dare supporto ai tribunali veneti, in particolare quello di Venezia.

A livello nazionale bisogna aspettare la legge del 12 luglio 2011, n. 112, che ha recepito i dettami CoE istituendo l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

La tutela dei minori però elettoralmente non paga e in periodi di crisi (ma possiamo mettere la crisi davanti alla tutela dei diritti?) il Veneto ha tagliato servizi utili tra i quali un ufficio di supporto al tribunale che il  pubblico tutore aveva messo in piedi.

Veniamo alla nostra storia: davvero la colpa è dei bruti poliziotti che strappano il bambino dalla scuola per applicare la legge? O piuttosto questa scena è figlia di una serie di miopi scelte politiche e di taglio ai servizi sociali che hanno già cominciato ad incrementare situazioni simili?

Un modello di integrazione tra servizi sociali e magistratura, come quello degli anni passati in Veneto, non avrebbe mai permesso che una cosa del genere accadesse ma avrebbe accompagnato il bambino, nel suo supremo interesse, ad accettare una scelta del giudice che presumo giusta e ponderata.

Un appello al Garante dott. Spadafora: promuoviamo un modello integrato di tutela perché queste situazioni non accadano più, puntanto su ciò che "l'Europa" (quella dei diritti e non quella della finanza) si auspica da noi e prendendo le eccellenze regionali, ormai sopite sotto la scure della "spending rewiew", come modello da rilanciare e da implementare a livello nazionale.

giovedì 11 ottobre 2012

Il diritto di voto è per tutti?

Si avvicina il momento del voto: dopo la mia analisi sulla legge elettorale che, come ho scritto qualche giorno fa, sarebbe auspicabile che non cambiasse, voglio fare presente alla collettività un problema che vivono migliaia di cittadini italiani che si vedono negati il diritto di voto.

Mi si dirà: ma se non si è condannati per reati gravi e si è cittadino italiano, come si fa  a non avere il diritto di voto? Lo si ha ma... a pagamento! Si avete letto bene A PAGAMENTO.

C'è una categoria di cittadini, i "fuori sede" o, come li ho definiti io, i "domiciliati non residenti" che il proprio diritto di voto devono pagarselo. Chi ha studiato in un'altra città diversa da quella in cui è residente sa che, non facendo reddito e/o prendendo una borsa di studio, non ha potuto prendere la residenza ed è costretto a pagare cifre variabili e a farsi ore interminabili di treno o, per i poveri sardi, di traghetto, pur di votare.

Da una città del nord ad una del sud il diritto di voto costa sugli 80-100 euro: è vero che c'è uno sconto del 60% di trenitalia ma questo è sulla tariffa base e aggiungendo i vari supplementi (dato che gli intercity e gli espresso sono stati sostanzialmente eliminati tutti) si fa prima a prendere le offerte che di volta in volta mette in vendita trenitalia in quanto si risparmierebbe di più. Calcolate che molti dei fuori sede sono borsisti, ciò vuol dire che il reddito di questi studenti non è elevato e che il voto diventa un lusso.

Questo però non impedisce che gli italiani residenti all'estero possano votare comodamente da casa col voto per corrispondenza: per gli italiani in Italia non è garantito un diritto che è garantito per gli italiani all'estero.

Allora qual è la soluzione?

Potremmo adottare una soluzione "alla francese" col voto per mandato nel quale una persona da mandato ad un'altra per votare in un certo modo: quest'ultima riceverà due schede elettorali mettendo in una la propria preferenza e nell'altra la preferenza indicata dalla persona impossibilitata a votare; credo però che una soluzione di questo tipo possa porre una serie di problemi sia sotto il profilo antimafia che sotto il profilo di scambio di voto.

Una soluzione che prospettai inascoltato qualche anno fa fu di creare dei collegi volontari di domiciliati non residenti di modo che volontariamente ci si potesse iscrivere in liste apposite nella città di domicilio, ovviamente provando il motivo del domicilio: ciò sarebbe stato concesso essenzialmente per gli universitari, che, quindi, avrebbero potuto votare per le politiche, per i referendum e per le elezioni europee senza pagarsi il proprio diritto.

Mi ero spinto oltre: un universitario che vive 10 mesi l'anno in una città diversa dalla propria dopo un paio di anni che volete che sappia della politica della sua città di origine? Conosce i problemi della città nella quale vive e molto meno i problemi della città da cui viene. Si potrebbe, ad esempio, dare il diritto di voto alle amministrative a chi da più di un anno è domiciliato in una città vivendola, pagando l'affitto, facendo la spesa, promuovendo e partecipando alla vita culturale e civica.

Il mio appello alle forze politiche e ai sindacati studenteschi è che prima delle prossime politiche si apra uno spiraglio per le migliaia di cittadini che ad ogni elezione devono "pagare" per il diritto di voto.

Che sia la volta buona?