giovedì 18 ottobre 2012

La crisi del Mali: una strage dimenicata

Avevo già tradotto un articolo su questa crisi qualche mese fa, ora vediamo com'è la situazione. Il Mali, piccolo Stato del Sahel, è in una guerra civile senza esclusioni di colpi fin dall’aprile di quest’anno, che vede contrapposto il sud al Nord indipendentista, controllato dai ribelli tuareg e gruppi islamici hanno preso il controllo delle tre città del Nord - Kidal, Gao e Timbuctu - di fatto tagliando il paese in due, senza resistenza da parte di un esercito del Mali sottoequipaggiato, disorganizzato e allo sbando. Gli islamisti di Ansar Dine, guidati dal leader tuareg Iyad Ag Ghaly, e gli elementi di al-Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) hanno da allora creato la MNLA e fin dall’inizio vi furono rapporti che parlavano di violenze, esecuzioni sommarie e bambini impiegati nei combattimenti.

Alla fine della sua visita dell’8 ottobre in Mali, l’Assistente del segretario generale deputato ai diritti umani Ivan Simonovic ha lanciato un grido di allarme riguardo le violazioni dei diritti umani nel nord del Paese.

“Vi sono spaventose violazioni dei diritti umani” ha detto Simonovic “Dal momento nel quale i gruppi islamici hanno preso il controllo, vi sono testimonianze di diversi tipi di abusi dei diritti umani. I diritti civili e politici sono stati fortemente compressi a causa dell’applicazione stretta dellla sharia; vi è in atto una crudeltà sistemica e punizioni inumane sono state implementate, incluse le esecuzioni, le mutilazioni e la lapidazione”

Si stima che negli ultimi mesi vi sono stati presumibilmente tre esecuzioni, otto amputazioni e due fustigazioni. I matrimoni forzati sono comuni, vi è un traffico di donne che sono comprate e costrette a risposarsi. Simonovic riporta testimonianze che dicono che “le donne non sono solo in vendita, ma anche in saldo: nel nord possono essere vendute anche per meno di 1000 dollari americani”

“Questo può indicare che queste donne sono nel rischio imminente di essere soggette di crudeli e inumani punizioni” Ha detto Simonovic

I bambini soffrono delle dirette conseguenze del conflitto. Come risultato della chiusura delle scuole del Nord, dopo la fuga di molti degli insegnanti, i bambini sono stati privati del loro diritto all’educazione. Povertà estrema, mancanza di lavoro e educazione stanno facendo facilmente cadere i bambini preda dei gruppi islamisti estremi, che continuano ad allettare i giovani e i bambini a raggiungere la loro causa. Un testimone ha informato Simonovic di un particolare grave caso di tre bambini che sono stati presumibilmente mutilati durante l’addestramento per maneggiare ordigni esplosivi improvvisati.

In risposta a queste istanze, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato il 15 ottobre all’unanimità la risoluzione 2071, presentata dalla Francia e appoggiata dai tre membri africani del Consiglio di Sicurezza, Sudafrica, Marocco e Togo, e da Germania, India e Regno Unito.


La Risoluzione richiama le autorità maliane a intraprendere un dialogo politico con i gruppi ribelli e i rappresentanti legittimi della popolazione del Nord del Mali.

La Risoluzione invita il nuovo Inviato speciale per il Sahel, Romano Prodi, a partecipare alla elaborazione di una soluzione globale della crisi maliana, nel quadro della messa in opera della strategia delle Nazioni Unite per il Sahel.

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