venerdì 12 ottobre 2012

Ci può essere una nuova (e diversa) tutela dei minori?



Molti avranno visto il video del bambino preso di forza da una scuola del padovano che fa il paio col caso di qualche giorno fa delle ragazzine portate illegittimamente in Australia dalla mamma ma che il giudice ha ritenuto dovessero ritornare in Italia dal padre.

Senza soffermarmi sulla necessità o meno di strasmettere un video così forte e senza analizzare in capo a chi è la colpa di un avvenimento così increscioso, mi adrebbe di tramutare in una prospettiva propositiva il tema della tutela dei minori.

Anzitutto, quali sono le basi per una tutela dei minori? Beh come al solito Nazioni Unite, Consiglio d'Europa oltre che dalle leggi nazionali; partiamo dalla tutela ONU: c'è una Convenzione internazionale che tutela proprio i diritti dei bambini e che ne protegge la vita quotidiana, in particolare nell'ambito famigliare, e che prevede che qualsiasi scelta debba essere fatta secondo l'interesse superiore del fanciullo (art.3).

Come se non bastasse, anche il consiglio d'Europa chiede a tutti gli Stati menbri, grazie ad una convenzione apposita, di avere, all'interno dellle cosiddette Istituzioni nazionali dei diritti umani , che non solo vi sia una comunicazione stretta, ma che sia istituito per i minori un Mediatore (detto anche Difensore Civico, Obundsman etc) che possa, appunto, mediare tra le esigenze della legge e della PA e l'interesse particolare.

In Veneto nel 1988 è stato creato il Pubblico Tutore dei Minori che ha cominciato da subito ad attivarsi per la tutela dei minori e a dare supporto ai tribunali veneti, in particolare quello di Venezia.

A livello nazionale bisogna aspettare la legge del 12 luglio 2011, n. 112, che ha recepito i dettami CoE istituendo l'Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza.

La tutela dei minori però elettoralmente non paga e in periodi di crisi (ma possiamo mettere la crisi davanti alla tutela dei diritti?) il Veneto ha tagliato servizi utili tra i quali un ufficio di supporto al tribunale che il  pubblico tutore aveva messo in piedi.

Veniamo alla nostra storia: davvero la colpa è dei bruti poliziotti che strappano il bambino dalla scuola per applicare la legge? O piuttosto questa scena è figlia di una serie di miopi scelte politiche e di taglio ai servizi sociali che hanno già cominciato ad incrementare situazioni simili?

Un modello di integrazione tra servizi sociali e magistratura, come quello degli anni passati in Veneto, non avrebbe mai permesso che una cosa del genere accadesse ma avrebbe accompagnato il bambino, nel suo supremo interesse, ad accettare una scelta del giudice che presumo giusta e ponderata.

Un appello al Garante dott. Spadafora: promuoviamo un modello integrato di tutela perché queste situazioni non accadano più, puntanto su ciò che "l'Europa" (quella dei diritti e non quella della finanza) si auspica da noi e prendendo le eccellenze regionali, ormai sopite sotto la scure della "spending rewiew", come modello da rilanciare e da implementare a livello nazionale.

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