La famiglia Simpson è protagonista di una serie televisiva che da 35 anni allieta i telespettatori di tutto il mondo. Nato come appuntamento settimanale della tv statunitense, la famiglia con protagonisti i genitori Homer e Marge e i figli Bart, Lisa e Maggie si è evoluta insieme alla nostra società e oggi continua ad essere presente nelle piattaforme di streaming e nell'immaginario collettivo. Venti anni fa un gruppo di filosofi, spinti dalla popolarità e dalla particolarità dei personaggi comprimari di questa serie, ha scritto un testo molto interessante.
I Simpson e la filosofia non è quindi un libro sui Simpson ma un testo di riflessione filosofica. Coordinato da
William Irwin professore del King's College in Pennsylvania,
Mark T. Conard filosofo di Philadelphia e
Aeon J. Skoble professore alla Bridgewater State University in Massachusetts, questo testo è una raccolta di trattati di filosofia. Il lettore troverà Aristotele, l'intellettualismo americano, il valore del silenzio, la morale, la cattiveria come virtù, la morale kantiana, il marxismo e tanti altri argomenti letti a partire dai personaggi usciti dalla mente di
Matt Groening. Per gli appassionati dei Simpson un modo per approfondire e meditare su alcuni aspetti della serie (almeno delle prime dieci stagioni). Per i non appassionati un trattato di filosofia ampio che può dare molte sollecitazioni. Abbastanza tecnico, abbastanza divulgativo. Molto interessante!
Racchiuso in una frase:
Prima di procedere alla discussione del rovesciamento nietzschiano del tradizionalmente «buono» e del tradizionalmente «cattivo», intendo sottolineare che, nonostante la televisione non fosse ancora stata inventata ai tempi di Nietzsche, e nonostante i cartoni animati fossero tra le cose meno presenti nella sua mente, uno show come I Simpson può essere l'incarnazione perfetta (oppure la metafora perfetta) dell'intuizione nietzschiana sulla finzione relativa all'assorbimento del «colui che fa» in «ciò che viene fatto». C'è esattamente quello che si vede. Homer, Bart, Lisa, Marge e Maggie non sono davvero altro che la somma delle loro azioni. Dietro i fenomeni non c'è sostanza, non c'è ego, non c'è essere che funzioni da causa. Ovviamente un cartone animato è puramente fenomenico, apparenza pura: sullo schermo o sul palcoscenico a interpretare i personaggi non ci sono neppure degli attori, che potrebbero, per così dire, togliersi la maschera e fare un passo indietro rispetto al personaggio. (p. 98)
Edizione utilizzata:
William IRWIN Mark T. CONARD Aeon J. SKOBLE, I Simpson e la filosofia. Come capire il mondo grazie a Homer, Nietzsche e soci, Blackie, Milano 2020.
Dove trovare il libro:
Può essere ordinato in formato cartaceo nelle maggiori librerie fisiche e nelle librerie online (ibs.it, bookdealer.it, mondadoristore.it)