Scoprire i misteri nascosti dietro a un romanzo giallo è sempre stato per me un motore per iniziare un nuovo libro: pensare, collegare gli avvenimenti, prestare attenzione ad ogni particolare, sviluppare la propria teoria sui fatti spingono a una lettura serrata, di quelle che non vorresti mai abbandonare, che fanno pensare al lettore: "Ancora, ancora!". Alla ricerca delle origini di questo genere letterario, mi sono imbattuto in S.S. Van Dine: pseudonimo di Willard Huntington Wright, Van Dine è uno degli esponenti più illustri della cosiddetta "Golden Age" dei gialli deduttivi (1920-1940). Ne "La fine dei Greene" è protagonista una famiglia costretta, per volere testamentario del capostipite, a vivere forzatamente sotto lo stesso tetto. Rancori e odii saranno causa di delitti che la polizia, grazie all'aiuto di Philo Vance, eccentrico studioso alter ego dell'autore, riuscirà a risolvere. Sullo sfondo, c'è una New York di inizio secolo, già al centro del mondo, in piena espansione. Un romanzo ben scritto, che non dovrebbe mancare nella libreria di un giallofilo che si rispetti.
Se fosse cibo:
Considerando i gusti raffinati del protagonista Philo Vance, sicuramente un raffinato filetto alla Wellington con un buon bicchiere di scotch.
Il caso Greene è un dipinto, non una fotografia. E quando l'avremo studiato in questa luce, quando avremo determinato le relazioni interne di tutti i fattori esterni, e sovrapposto le forme visuali alle linee che le hanno generate, allora, Markham, conosceremo la composizione del dipinto; vedremo il disegno su cui il perverso pittore ha eretto la sua opera. E una volta che avremo scoperto le forme nascoste di questo odioso modello, sapremo anche chi ne è l'ideatore. (pp. 232-233)
Edizione utilizzata:
S.S. VAN DINE, La fine dei Greene, Rusconi, Santarcangelo di Romagna 2010.
Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (lafeltrinelli.it, mondadoristore.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).
Articolo pubblicato su ilmegafono.eu
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