Iqbal, aiutato da Eshan Kahn, fondatore di un movimento di liberazione dei bambini maltrattati, riesce a liberare i propri compagni e continua la sua attività sindacale tra rischi e pericoli finché, il giorno di Pasqua del 1995, viene ucciso all'età di 15 anni.
Qualcuno potrebbe dire che forse un libro così triste non va bene per un ragazzino: a mio avviso è proprio questo che lo può stimolare in una riflessione educativa che possa formarlo alla cittadinanza.
Giudizio personale:
Dato il target al quale è rivolto ha una scrittura narrativa semplice e lineare; la voce narrante è dolce, ingenua, lucida: analizza ex-post degli avvenimenti che sul momento non poteva vedere nella loro pienezza. Consiglio la lettura anche a chi non conosce nulla di Iqbal e vuole, senza impegno, capire chi è e cosa ha fatto. Per ragazzi.
Citazioni:
- Sai contare? - mi aveva chiesto il padrone.
- Quasi fino a dieci, - avevo risposto.
- Guarda, - mi aveva detto Hussain Kahn, - questo è il tuo debito. Oni segno è una rupia. Io ti darò una rupia per ogni giorno di lavoro. E' giusto. Nessuno ti pagherebbe di più. Tutti possono dirtelo. Chiedi a chi vuoi: tutti ti diranno che Hussain Kahn è un padrone buono e giusto. Avrai quello che ti spetta. E ogni giorno, al tramonto, io cancellerò uno di questi segni, davanti ai tuoi occhi, e tu potrai essere orgogliosa, e anche i tuoi genitori saranno orgogliosi, perché sarà il frutto del tuo lavoro. Hai capito?
- Sissignore, - avevo risposto un'altra volta, ma non era vero, non avevo capito e guardavo quesi segni misteriosi, fitti come gli alberi di una foresta, e non riuscivo a distinguere il mio nome dal debito, quasi fossero la stessa cosa (p. 21)
Eshan Kahn era proprio come lo aveva descritto Iqbal, vedendolo quel giorno sulla piazza del mercato: un uomo alto, non robusto, ma che riusciva a dare un'impressione di forza e di determinazione. Aveva capelli e barba neri e ben curati e vestiva sempre di un bianco immacolato. Da anni, ormai, aveva dedicato la sua vita a liberare i bambini schiavi. Era stato minacciato, picchiato, incarcerato. E ogni volta aveva ricominciato, con ancora più entusiasmo e caparbietà. (p. 105)Edizione utilizzata:
Finito il lavoro sedevo davanti alla porta di casa a guardare il viottolo che portava al viallaggio. "Mi hanno dimenticata", pensavo. Pensavo agli aquiloni, a Iqbal dritto in piedi accanto al tappeto tagliato, a quella notte che avevamo strisciato fino alla Tomba per aiutarlo, a quel pomeriggio al cinema a Lahore. Pensavo che non volevo andare in un paese straniero, brutto e lontano (p. 142)
Francesco D'Adamo, Storia di Iqbal, Edizioni EL, San Dorligo della Valle (Trieste) 2001
Dove si può trovare il libro:
Non dovrebbe essere difficile trovarlo in libreria (ecco i dati completi dal sito di EL) o, in alternativa, su IBS, su BOL e Amazon (in edizione Einaudi) o usato su ilLibraccio.it.
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