Uno dei sentimenti più naturali e diffusi tra gli uomini e le donne è l'amicizia: preziosa, lodata, amata, è alla base di ogni rapporto umano. Così il più famoso oratore latino, Marco Tullio Cicerone, vi ha dedicato una dissertazione per analizzare a fondo il più nobile e il più puro tra i sentimenti umani, insieme all'amore. Scritto nel 44 a.C., subito dopo le Idi di marzo (episodio che determinerà anche la morte dello stesso Cicerone), L'amicizia ci parla non solo del sentimento in sé ma anche di anima, di sapienza, di immortalità, di bene. Tutto concorre all'amicizia ed essa è il sentimento supremo, che deve essere anteposto ad ogni cosa. Può suscitare benevolenza la semplicità delle riflessioni dell'Arpinate, ma al tempo stesso sorprende l'attualità dei temi affrontati, che sono al cuore dell'amicizia, anche per gli uomini del ventunesimo secolo. Un trattato da leggere e meditare, perché la sapienza degli antichi è sempre attuale.
Giudizio: imperdibile
Se fosse cibo:
con gli amici bere uno spritz gustando arachidi e patatine: cosa c'è di meglio?
Racchiuso in una frase:
tutte le altre cose che si desiderano servono ciascuna per ciascun fine determinato: le ricchezze, per procacciarsi ciò che occorre; la potenza, per ottenere il rispetto; le cariche pubbliche, per avere lodi e omaggi, i piaceri, per provare la gioia di vivere; la salute, per non sentir dolore e avere la piena disponibilità delle forze fisiche. L'amicizia, invece, tiene in sé uniti moltissimi beni: dovunque tu vada, la trovi; da nessun luogo è esclusa, non è mai intempestiva, non è mai molesta; sicché non dell'acqua, non del fuoco ci serviamo, come si dice, in più occasioni che dell'amicizia. (p. 31)
Edizione utilizzata:
CICERONE,
L'amicizia, Rizzoli (Edizione speciale per Corriere della Sera), Milano 2012.
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