lunedì 3 dicembre 2018

L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio di Haruki Murakami

Un collega, vedendomi leggere un libro di Murakami, qualche tempo fa mi ha detto: “Una volta ho letto Norvegian Wood: bello... ma Murakami è troppo triste per i miei gusti!”. Già dal titolo, “L’incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio” richiama la tristezza della mancanza di colore. Il protagonista è parte di un gruppo di amici con un nome che ricorda un colore: Aka (rosso), Ao (blu), Shiro (bianco) e Kuro (nero) formano con Tsukuro un gruppo affiatatissimo, che però ad un certo punto si divide. Tazaki va a studiare da Nagoya a Tokyo e i suoi compagni improvvisamente gli comunicano di non farsi sentire più. Tazaki accusa il colpo e questo abbandono improvviso segnerà la sua vita sentimentale per i successivi 16 anni. Per riuscire ad amare, Tazaki ha bisogno di ritrovare i colori del suo passato e di porsi la domanda: davvero la mia vita è così incolore? Un romanzo malinconico, un flusso di coscienza che invita il lettore a trovare il colore che presente nella vita di ognuno. Perché anche chi si sente incolore può portare colore agli altri. Murakami sarà anche malinconico, ma scrive davvero bene!

Giudizio personale: consigliato

Se fosse cibo: 
Sukiyaki: piatto composto da fette di manzo con verdure cotto in un brodo di salsa di soia e mirin

Racchiuso in una frase:
- No, non è che volessi evitare il matrimonio o temessi qualche tipo di vincolo. Anzi, per carattere tendo piuttosto a cercare la stabilità.
- Ciononostante, qualche freno psichico agiva ogni volta su di te?
- Sì. O almeno così mi pare adesso.
- Ecco perché ti mettevi sempre con persone a cui sentivi di non poter donare completamente il tuo cuore!
-  Forse avevo paura di innamorarmi sul serio di una donna, di finire per averne bisogno solo per poi scoprire che un giorno lei se n'era andata, che tutt'a un tratto era sparita senza preavviso, lasciandomi solo. (pp. 84-85)

Edizione Utilizzata:
Haruki MURAKAMI, L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio, Einaudi, Torino 2017.

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile in tutte le librerie, nelle maggiori librerie online italiane (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell'usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it)

Un divorzio tardivo di Abraham B. Yehoshua



Israele, la settimana prima di Pasqua. Un uomo dagli Stati Uniti torna in patria per divorziare da sua moglie: ormai in America ha un’altra donna e i figli in Israele sono adulti e si sono costruiti una famiglia. La trama del romanzo di Abraham Yehoshua è già nel titolo: “Un divorzio tardivo”. Eppure il titolo è anche criptico: tardivo perché è troppo tardi per divorziare o tardivo perché è un processo che era in essere ma che doveva avere ancora il suo epilogo? La trama è lineare anche se complessa, rispecchia appieno la complessità sociale israeliana. Pur essendo stato pubblicato per la prima volta nel 1982, la storia ripercorre la realtà israeliana sotto due dimensioni: quella spaziale, da nord a sud, da Akko a Gerusalemme, da Haifa a Tel Aviv; quella sociale, con personaggi variegati e specchio delle molteplici nature di Israele, moderno e religioso, con la commistione tipica del paese mediorientale. La struttura del testo è anch’essa a due dimensioni: lunghi racconti individuali dei protagonisti, quasi dei monologhi, all’interno di altrettanti capitoli che corrispondono ai singoli giorni della settimana. Un libro intricato, ma al tempo stesso piacevole, teatrale e intimo contemporaneamente. Senza ombra di dubbio, un capolavoro del ‘900!

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo: 
Karpasia, minestra di gnocchi al sedano tipico della pasqua ebraica

Racchiuso in una frase:
Grazie mille. E' già quasi una settimana che è qui, vero?
Sì, me lo ricordo, sabato sera... E mi dica un po', come lo trova il nostro paese... che opinione ha...
In che senso?
Molto interessante. Può essere. Noi non ci accorgiamo dei cambiamenti perché ci siamo dentro...
Davvero?
Eh sì, la sporcizia... davvero...
Anche questo.Però non dimentichi che è solo una mezza pace e la gente non ci crede poi così tanto. Io di politica non ci capisco un'acca... in generale io sto col governo, quale che sia, mi arrabbio con quelli che lo boicottano...
Anche col governo che c'è oggi... anche se...
Eh sì, malumore... (p. 214)

Edizione Utilizzata:
Abraham B. YEHOSHUA, Un divorzio tardivo, San Paolo (Ed. speciale per Famiglia Cristiana) su licenza Einaudi, Alba (CN) 1998.

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lunedì 26 novembre 2018

L'Islam, religione dell'occidente di Massimo Campanini

La vulgata nel mondo occidentale, soprattutto dopo l’11 settembre 2001, considera l’islam una religione avulsa dalla propria natura, fatta di regole e restrizioni immaginate e costruite da uomini con vesti ampie a bordo di un cammello. Spazzando via i preconcetti dall’immaginario collettivo, Massimo Campanini, professore a Trento, in un breve saggio ci mostra quanto invece l’islam sia profondamente innestato nella cultura occidentale. Partendo dalle origini della “rivelazione” a Muhammad, Campanini compie un’opera di decostruzione e ricostruzione dell’islam alla luce del cristianesimo (e del Vangelo) e, in maniera minore, dell’ebraismo. Si scoprono così le origini egizie del monoteismo e la sua evoluzione, dal Dio esclusivo degli ebrei, alla Trinità dei cristiani sino ad Allah, Dio, dei musulmani. Un’analisi davvero interessante, che ribalta il pensiero comune mostrando radici “occidentali” dell’islam e “orientali” del cristianesimo. Un saggio divulgativo, per chi ha già un'infarinatura dell’argomento.

Giudizio personale: imperdibile.

Se fosse cibo: 
Un sorbetto di frutta, classico della nostra tradizione, che però deriva dall’arabo sciarbat e nasce come granita con spremuta di agrumi. 

Racchiuso in una frase:
Il patrimonio della filosofia e della scienza greca, da Aristotele a Euclide, da Tolomeo a Galeno, fu salvato dall'Islam dal disastro del crollo del mondo antico; e l'Islam, attraverso la mediazione della Spagna e della Sicilia soprattutto, terre di confine e di interazioni culturali, trasmise Aristotele e la scienza greca alle Università europee, da Parigi a Oxford a Padova e Bologna. (p. 111)

Edizione Utilizzata:
Massimo CAMPANINI, L'Islam, religione dell'occidente, Mimesis, Sesto s. Giovanni (MI) 2016

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Recensione pubblicata su ilmegafono.eu

Ora dimmi di te di Andrea Camilleri

Andrea Camilleri, scrittore siciliano di Porto Empedocle, è forse lo scrittore italiano più conosciuto degli anni a cavallo tra il 20^ e il 21^ secolo. La vita di Camilleri è stata raccontata in molti libri e ogni volta che si legge la biografia del prolifico scrittore si scopre quanto sia straordinaria e quanto allo stesso tempo lui sia rimasto il Camilleri di sempre. Superati i novant’anni e con la cecità che avanza, ha deciso di scrivere, o meglio di dettare, “Ora dimmi di te - lettera a Matilde”, un flusso di coscienza dove racconta la sua vita, dall’infanzia fascista alle prime ribellioni alle idee autoritarie, dagli inizi precari a Roma fino al successo teatrale, per concludere con quello letterario. Si scopre un Camilleri tenero con la famiglia, esigente come insegnante e regista, spontaneo come scrittore. La lettera si rivela anche un buon excursus sulla storia italiana del ‘900 e su alcuni avvenimenti storico/politici. Un testo adatto anche a chi non è un appassionato dell’autore siciliano.

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo: 
Cobaita: un dolce natalizio a base di semi di sesamo

Racchiuso in una frase:
Matilda, mia cara,
ti scrivo questa lunga lettera a pochi giorni dal mio novantaduesimo compleanno, mentre tu hai quasi quattro anni e ancora non sai cosa sia l'alfabeto. (p. 5)

Edizione Utilizzata:
Andrea CAMILLERI, Ora dimmi di te - Lettera a Matilda, Bompiani, Milano 2018.

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Cinzia di Leo Ortolani


Leo Ortolani, disegnatore di Parma, è uno dei più conosciuti e prolifici fumettisti italiani degli ultimi anni. Affermatosi grazie alla saga di Rat Man, eroe sbadato e lunatico parodia delle saghe eroiche americane, Ortolani affronta con ironia i vari aspetti della società contemporanea. Uno dei personaggi più amati della saga di Rat Man è Cinzia, transessuale platinata, innamorata non corrisposta dell’eroe. Ortolani in questa storia ci racconta l’origine del personaggio: come ha fatto il giovane e brillante Paul a diventare Cinzia? La graphic novel ci porta nello stato d’animo di una persona che cerca di essere se stessa e di trovare la propria natura. Con lo stile che lo contraddistingue, Ortolani non manca di demolire con sarcasmo sia la società, che non accetta Cinzia in quanto trans, sia lo stesso mondo gay, che con le sue trasgressioni e i suoi eccessi rischia di fare più male che bene ai propri membri. Sono curiosi anche gli intermezzi “musical”, che rendono il racconto ancor più divertente. Una bella storia, proprio alla Ortolani!

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo:
Un cocktail: long island o bloody mary, a seconda dei gusti!

Racchiuso in una frase:
La cosa migliore da fare sarebbe lasciare perdere. Che quando mi innamoro di qualcuno sono in grado di fare qualunque cosa. Anche l'uomo. (p. 111)

Edizione Utilizzata:
Leo ORTOLANI, Cinzia, BAO, Milano 2018.

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domenica 18 novembre 2018

La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano

Qualche anno fa uno studente di fisica di Torino è salito alla ribalta nazionale grazie a un libro che è diventato rapidamente un dei best-seller. "La solitudine dei numeri primi" è la storia di un ragazzo e una ragazza, entrambi segnati fin da piccoli da un dramma, e delle loro vite che inevitabilmente finiscono per intrecciarsi. Premio Strega e Premio Campiello-Opera prima 2008, il libro scorre lento e inesorabile, le atmosfere sono descritte in modo essenziale e anche su un treno chiassoso (dove l'ho letto io) ti trovi presto alla fine.
In un'atmosfera sospesa tra il detto e non detto, alla fine lascia più dubbi che certezze, ma in fondo anche la vita è così...
Per essere un'opera prima non è male: descrizioni brevi e concise, costruzione dei personaggi buona, alone di mistero che ti porta a cercare di capire cosa succederà... Il problema è che alla fine si raccontano due normalità e le storie più "interessanti" vengono abbandonate quasi subito tra clichés e non detti. 

Giudizio personale: accettabile

Se fosse cibo:
Vitello tonnato: carne di fassone marinata nel vino bianco, bollita e tagliata a fettine sottili, ricoperta di salsa tonnata.

Racchiuso in una frase:
Vivevano la lenta e invisibile compenetrazione dei loro universi, come due astri che gravitano intorno a un asse comune, in orbite sempre più strette, il cui destino chiaro è quello di coalescere in qualche punto dello spazio e del tempo. (p.156)

Edizione Utilizzata:
Paolo GIORDANO, La solitudine dei numeri primi, Mondadori, Milano 2008

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domenica 4 novembre 2018

La giustizia non sta mai zitta di Oscar Romero

Quando si pensa ad un santo e quando, in particolare, tale santo è anche un Vescovo, ciò che potrebbe venire in mente è una figura ingessata, molto ligia al dovere, preoccupata di dare una immagine positiva della Diocesi e del proprio Clero. Oscar Romero non era nulla di tutto questo: in mezzo ad una dittatura forte e repressiva come quella presente negli anni ottanta a San Salvador, Romero dalla radio della diocesi non smetteva di raccontare la verità, di piangere i morti, di chiedere giustizia al governo per i desaparecidos, di chiedere per i contadini e per i più poveri condizioni lavorative dignitose. Gli estratti pubblicati ne "La giustizia non sta mai zitta" ci danno una visuale ampia di come riuscisse a coniugare la fede con la giustizia sociale, mostrando un cristianesimo solidale. Per le sue parole Romero è stato assassinato il 24 marzo 1980.

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo:
Tamales, piatto tipico della cucina salvadoregna fatto di carne di manzo o pollo avvolta in pasta di mais e bollita in una foglia di mais.

Racchiuso in una frase:

Mi diceva un poverello una frase che certo non dimenticherete, così come non la dimentico io: “Il fatto è che la legge, monsignore, è come un serpente: morde soltanto noi che giriamo scalzi” (p. 127)

Edizione Utilizzata:
Oscar ROMERO, La giustizia non sta mai zitta, Piemme, Milano 2015

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sabato 3 novembre 2018

Sgobbo di Giosuè Calaciura


Il momento della lettura è scandito, per me, dall’attesa del treno e dal viaggio. Seduto su una panchina in stazione mi si affianca un ragazzo e, incuriosito dal mio libro, mi chiede: cosa stai leggendo? Com’è il libro? È il terzo racconto di Giosuè Calaciura che leggo. Ed è un autore difficile. Scrive bene e le immagini che evoca sono profonde, forti. In Sgobbo Malacarne ci racconta il dramma della prostituzione attraverso la storia di una donna che fugge dall’Africa per approdare in lidi più sicuri e che si ritrova, suo malgrado, a prostituirsi. La prosa di Calaciura, però, non è un semplice racconto quanto piuttosto un flusso di coscienza, una serie di gironi danteschi che parlano di violenza, morte, distruzione fisica e psicologica con una ossessione continua: il sesso. Non l’arte amatoria ma il sesso relegato a mero istinto, atto unicamente fisico da sfogare con forza e anche con violenza. Un racconto vero, senza buonismi, crudo fino all’eccesso, che lascia al lettore un senso di disagio, un fastido asfissiante. Confesso che alla terza pagina avevo voglia di abbandonarlo. Andare fino in fondo è stato un dovere.

Giudizio personale: accettabile

Se fosse cibo:
Cous cous: piatto che accomuna la tradizione siciliana a quella africana

Racchiuso in una frase:

Ci affacciavamo al tramonto per controllare dal balcone i vicoli del quartiere delle case d'Africa, come le condotte dell'acqua si aprono a orari concordati e lasciano defluire i clienti che vogliono scopare prima di cena perché risveglia l'appetito. Nell'attesa spingevo lo sguardo in cerca del mare perché da domani avrei affrontato le strade aperte del ficca-ficca oltre il limite della Marina, tra i vicoli del porto dove si sentono i respiri delle navi all'ormeggio che goccia a goccia versano clandestini indesiderati nascosti nei sacchi del caffè d'Arabia, nelle balle di riso indiano, nei cartoni zuccherati dei datteri. (p. 13)

Edizione Utilizzata:
Giosuè CALACIURA, Sgobbo, Baldini&Castoldi, Milano 2002

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venerdì 2 novembre 2018

Riccardin dal ciuffo di Amélie Nothomb

A volte capita di seguire e inseguire un autore senza mai riuscire a leggerne nulla. In uno dei miei acquisti su ibs.it mi sono imbattuto in “Riccardin dal ciuffo” nella versione di Amélie Nothomb. E, sorpresa, mi è stata anche inviata una versione autografata! Che dire... nella citazione di Perrault, la scrittrice belga ci racconta di due vite opposte ma convergenti: Deodato, brutto sin dalla nascita ma estremamente intelligente, trova nell’ornitologia la sua via; Altea, bellissima ma un po’ lenta, trova nei gioielli la sua strada. Le loro vite si svolgono in una Parigi che non manca di fascino e di personaggi fuori dalle righe, in un parallelismo paradossale che non perde il contatto con la realtà. Lo stile di scrittura è scorrevole, la storia ben costruita, i dialoghi mai banali. Un mondo quasi onirico, che però non dimentica il quotidiano. Un’autrice da scoprire e da seguire.

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo: 
Un bel bicchiere di champagne, ricordo del primo incontro tra i protagonisti

Racchiuso in una frase:
-Non ha fatto gli esercizi questo fine settimana.
- Sì, è vero.
- Non deve dimenticarsene. Lei sta costruendo una muscolatura da cui dipenderà tutta la sua vita futura. due giorni di pausa sono un sacco di tempo perduto.
- Mi piace essere gobbo. Toccare la gobba di un gobbo porta fortuna.
- I gobbi una volta morivano prematuramente di asfissia. Non è quello che vuole, no?
- Lo scrittore italiano Erri de Luca dice che un gobbo è un uomo a cui sta spuntando un paio di ali sulla schiena.
- Interpretazione molto carina ma fantasiosa. (p. 81)

Edizione Utilizzata:
Amélie NOTHOMB, Riccardin dal ciuffo, Voland, Roma 2017

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giovedì 1 novembre 2018

La prigioniera di Debra Jo Immergut

Il carcere è una realtà davvero difficile, dove la mancanza di libertà e il forte nonnismo presente si aggiungono a quella che spesso è una pena sproporzionata e ingiusta. Il suicidio è un pensiero che purtroppo si fa di frequente in carcere. Per combatterlo le carceri offrono un servizio di sostegno psicologico ai detenuti. È il caso di Miranda, che si trova di fronte allo psicologo Frank ma qualcosa non va per il verso giusto... Parte da qui la trama del romanzo “La prigioniera”, della scrittrice americana Debra Jo Immergut. Frank conosce Miranda perché era il suo grande amore del liceo e una fiamma si riaccende. Come farà lo psicologo ad aiutare la detenuta? L’idea del romanzo è buona, anche se vi sono infiniti riferimenti alla serie Netflix “Orange is the new black”. L’intreccio è in parte scontato e il finale quasi surreale. Peccato, prometteva bene.

Giudizio: accettabile

Se fosse cibo:
un bicchierino di Rakja, tipico liquore balcanico... arrivate a fine libro e capirete perché!

Racchiuso in una frase:

Avete mai sperimentato l'amore impossibile? Avete mai combattuto con i lupi e con i demoni? Avete rasentato i margini, flirtato con scelte sbagliate, mirato alla bontà, aspirato alla grandezza? (p. 295)

Edizione Utilizzata:
Debra Jo IMMERGUT, La prigioniera, Corbaccio, Milano 2018

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E' facilmente reperibile sui maggiori e-commerce italiani (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell'usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it)

sabato 27 ottobre 2018

Pollo alle prugne di Marjane Satrapi

Marjane Satrapi è una delle più importanti autrici di graphic novel della nostra epoca. Di nascita iraniana e di formazione europea, è diventata celebre con il romanzo a fumetti “Persepolis”, dal quale è stato tratto un film candidato agli Oscar. In “Pollo alle prugne”, il tratto (grafico e narrativo) dell’autrice è evidente sin dall’inizio: una storia familiare, episodi di vita quotidiana e un pizzico di realtà e storia iraniana sono gli ingredienti di questo splendido racconto. Cosa succede a un musicista se perde il suo prezioso strumento? E se pensa che la sua vita abbia senso solo se espressa nella sua arte? La storia degli ultimi giorni di Nasser Ali cattura il lettore e lo trasporta in un’atmosfera onirica e colma di sentimenti. Il libro, che ha vinto il premio come miglior album al festival di Angoulême nel 2004 (l’Oscar dei fumetti), non dovrebbe mancare sugli scaffali della libreria degli amanti dei fumetti. Incredibile!

Giudizio: imperdibile

Se fosse cibo:
sicuramente... pollo alle prugne!

Racchiuso in una frase:

- Nahid! Dov'è Nasser Ali?
- In camera sua.
- Nasser Ali...! Nasser Ali! Rispondi...
- Parvine! Sei tu? E' tanto tempo che non ci vediamo...
- Lo so... Ero in viaggio... Io...
- Non mi sto lamentando, Parvine.
- Ti amo tanto, Nasser Ali.
- Anch'io, sorellina, anch'io. Ti adoro.
- Non dimenticherò mai il tuo aiuto incondizionato al momento del divorzio. Non dimenticherò mai come mi difendesti contro tutta la famiglia.
- Sei sempre stata coraggiosa. Io non ho fatto niente.
- Non dire così, Nasser Ali. Senza di te, non ce l'avrei mai fatta.
- Non volevo che vivessi con un uomo che non amavi. Non volevo che sprecassi così la tua vita.
- Ci sei riuscito... Oggi sono felice.
- Sono felicissimo di saperlo... ...almeno sarò servito a qualcosa. (p. 72)

Edizione Utilizzata:
Marjane SATRAPI, Pollo alle prugne, Sperling & Krupfer, Milano 2012

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martedì 23 ottobre 2018

Cercando le stelle di Stefano Casetta

Quella di un ragazzo a vent’anni è sicuramente una vita piena: amore, amici, università, volontariato… Il ciclo perfetto sembra che non debba fermarsi mai, eppure un terremoto può scuotere l’esistenza e far crollare le certezze. È la storia raccontata da Stefano Casetta in “Cercando le stelle”, il diario di un giovane che ha vissuto sulla propria pelle il cammino per sconfiggere il tumore. Il giovane di Alba descrive in maniera diretta e in prima persona tutta la sua esperienza: dalla scoperta della malattia all’operazione, passando per i vari cicli di chemio. Nel racconto la malattia non viene nascosta, edulcorata, ma è presentata con franchezza. Il percorso verso guarigione porta Stefano a porsi tante domande sulla vita, sull’amore, sulla relazione con amici e parenti. Ne esce un quadro davvero forte e commovente, di una sincerità unica. Una lettura di speranza per chi sta per affrontare questa scalata, un disvelamento di ciò che percepisce un malato per chi questa montagna non l’ha scalata. Toccante.

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo:
Un pacco di patatine, in ricordo di un capodanno difficile.

Racchiuso in una frase:

Avevo ripensato alla grande scrematura che il tumore mi aveva obbligato a fare nella mia vita, tra amici e affetti; ripensavo alla forza che stavo acquisendo, al rapporto crescente con i miei genitori. Non tutto quel buio che dovevo affrontare era totalmente privo di significato. Fu quella la chiave di volta della malattia, f allora che il mio atteggiamento divenne molto più propositivo (p. 81).

Edizione Utilizzata:
Stefano CASETTA, Cercando le stelle – Quando piccole luci sconfiggono il buio di osteosarcoma, Effatà, Cantalupa (TO) 2010

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mercoledì 17 ottobre 2018

Rosa candida di Audur Ava Ólafsdóttir

Una notte leggera, una bimba non desiderata, la fuga dalla propria realtà verso un mondo presente solo nei libri: questo ci dona la scrittrice islandese Audur Ava Olafsdottir in “Rosa Candida”. Lobbi è un ventenne che cerca di ritrovarsi dopo aver perso sua madre in maniera tragica e aver messo incinta una donna senza volerlo. Il giovane intraprende un viaggio verso un non-luogo letto nei libri ma mai visitato: un famoso roseto. Arrivato dopo varie peripezie, troverà un giardino ormai ombra della sua fama e lavorerà per portarlo agli antichi fasti, un lavoro anche interiore che condurrà Lobbi a ritrovare se stesso. Il romanzo conduce il lettore in una realtà simile a una bolla: in parte romanzo di strada e in parte introspettivo, Rosa candida è adatto per chi ama la lentezza. Zeppo di citazioni filmografiche e culinarie, l’opera di Olafsdottir è ben scritta anche se a mio avviso alcuni personaggi sono un po’ troppo abbozzati, meritavano di essere sviluppati di più. In ogni caso è una buona lettura per passare bei momenti in compagnia di Lobbi e della piccola Flora Sol.

Giudizio personale: consigliato 

Se fosse cibo:
Fettine di vitello con salsa al vino rosso, uno dei piatti preparati dal protagonista

Racchiuso in una frase:

Aveva una giacca a vento blu, i capelli neri e folti raccolti in una coda, e una grossa sciarpa avvolta a doppio giro intorno al collo. Era primavera, sì, ma faceva freddo. Già lo si capiva, che aspettava un bambino. Un bambino che era diventato realtà. Sentivo il mio cuore che batteva e non riuscivo a non pensare che, dentro il corpo della mia compagna di una notte, i cuori che battevano erano due. Quando tentai di ricordare la nostra visita alla serra, mi tornò in mente un'unica immagine: le foglie sul suo ventre tiepido. (p. 68)

Edizione Utilizzata:
Audur Ava ÓLAFSDÓTTIR,  Rosa candida, Einaudi, Torino 2012

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martedì 16 ottobre 2018

Ghiaccio-nove di Kurt Vonnegut

La scienza è il motore della società contemporanea: migliora gli stili di vita, trova cure alle malattie, aiuta l’uomo nel superare ostacoli insormontabili. La scienza può essere altamente distruttiva, basti pensare alle applicazioni che si fanno nell’industria militare, alla bomba atomica. Kurt Vonnegut, autore americano diventato di culto nella sottocultura delle proteste sessantottine, completa in “Ghiaccio-nove” la sua trilogia dei romanzi di fantascienza. È un futuro, quello raccontato da Jonah, il protagonista, che definirei odierno. La storia parla di un giornalista, Jonah appunto, che vuole scrivere un libro sullo scienziato che più ha contribuito alla costruzione della bomba atomica, il premio nobel Felix Hoenniker. Si ritroverà in un’isola molto particolare e verrà a contatto con una religione curiosa, il bokononismo. Il romanzo diventa una riflessione sul rapporto tra scienza e religione, tra stato e fede. La struttura dei capitoli, brevi e divisi per tema, ci aiuta ad affrontare temi cari a Vonnegut, rendendo la fantascienza immanenza. Il libro è stato anche candidato al premio Hugo come migliore opera di fantascienza nel 1963 e per questo libro l'autore ha ricevuto anche una laurea ad honorem in antropologia presso l’università di Chicago nel 1971. Vonnegut sorprende sempre e non delude.

Giudizio personale: imperdibile 

Se fosse cibo:
Parlando di ghiaccio... una buona granita!

Racchiuso in una frase:

- Sto pensando di proclamare uno sciopero generale degli scrittori, finché la razza umana non avrà ritrovato il suo buon senso. Lei lo appoggerebbe?
- Gli scrittori hanno diritto di sciopero? Sarebbe come se la polizia o i vigili del fuoco abbandonassero i loro posti.
- O i docenti universitari.
- O i docenti universitari - convenni. Scossi la testa. - No, non credo che la mia coscienza mi consentirebbe di appoggiare uno sciopero del genere. Quando uno diventa scrittore, secondo me assume il sacro obbligo di produrre bellezza e illuminazioni e benessere alla massima velocità.
- Però non posso impedirmi di pensare quale tremendo colpo sarebbe per la gente se, all'improvviso, non ci fossero più nuovi libri, nuove commedie, nuovi testi di storia, nuove poesie... (p. 168)

Edizione Utilizzata:
Kurt VONNEGUT, Ghiaccio-nove, Mondadori, Milano 2000

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lunedì 15 ottobre 2018

Per tutto l'oro del mondo di Massimo Carlotto

Una banda di criminali un po' strana: un investigatore senza licenza, un contrabbandiere e un truffatore sono i personaggi di un noir davvero originale. Massimo Carlotto in "Per tutto l'oro del mondo" riesce a costruire una realtà, quella delle rapine nelle ville, fatta di violenza e di soprusi, di tragedie e di vendette. L'Alligatore, protagonista e voce narrante, Beniamino Rossi e Max la memoria riusciranno a risolvere il dilemma a modo loro e, novelli Lupin, utilizzeranno metodi non ortodossi. Questo è il primo libro di Carlotto che leggo e, nonostante l'ottima fama, sono rimasto un po' deluso. In ogni caso, il testo merita una chance!

Giudizio personale: consigliato

Se fosse cibo: 
Un bicchiere di costoso prosecco, bevuto degustando un fetta di soppressa veneta.

Racchiuso in una frase:

Il marsigliese Jacob aveva ispirato la figura di Arsène Lupin. Artista del furto e libertario convinto, agli inizi del Novecento aveva derubato i ricchi per aiutare utopie e persone in difficoltà [...] La storia della criminalità europea degli ultimi centocinquant'anni raccontava vita e gesta di numerosi banditi perbene. [...] Ladri, contrabbandieri, rapinatori, donne e uomini refrattari alle logiche della malavita organizzata e delle mafie, in perenne scontro con i corrotti. Una storia praticamente sconosciuta ma di cui noi facevamo orgogliosamente parte  (pp. 123-124)

Edizione Utilizzata:
Massimo CARLOTTO, Per tutto l'oro del mondo, E/O, Roma 2015

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile in tutte le librerie, nelle maggiori librerie online italiane (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell'usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it)

Articolo pubblicato su ilmegafono.eu

sabato 13 ottobre 2018

Il banchiere dei poveri di Muhammad Yunus

La domanda da cui prende le mosse questo saggio è: perché i poveri sono poveri? Yunus ci offre la sua versione: perché non hanno avuto opportunità. Così, partendo dal piccolo e ampliando poco a poco il discorso su scala mondiale, Yunus ci conduce per mano alla scoperta dei poveri tra i più poveri. Sono quelli che, non potendo offrire garanzie, di solito non hanno accesso al credito, ma quando si offre loro un’opportunità, producono risultati che ribaltano tutti i dati delle banche commerciali, con tassi di rimborso vicini al 100%. Yunus ci dice che la garanzia più forte che un povero può dare è che quella è l’unica sua possibilità di sopravvivere e di uscire dalla miseria. La storia di Yunus è esemplare di un capitalismo che può essere da stimolo per il miglioramento della società.

Giudizio personale: consigliato

Se fosse cibo: 
Dahl di lenticchie: zuppa indiana con curcuma e zenzero

Racchiuso in una frase:

Quando uscii […] vidi una ragazza, sottile come un giunco, che puliva la strada dai rifiuti. Piedi nudi e anello alla narice, era simile in tutto e per tutto alle migliaia di donne che in città facevano i lavori più umili. Lavorando dall’alba al tramonto per tutti i giorni della settimana non avrebbe mai guadagnato più del minimo che le era necessario per sopravvivere. Eppure, per il fatto di avere un lavoro, poteva ritenersi “privilegiata”. Le donne come lei, e quelle, più sfortunate, che non potevano neanche aspirare ad un lavoro, sarebbero state le principali interlocutrici del mio progetto. (p. 123)

Edizione Utilizzata:
Muhammad YUNUS, Il banchiere dei poveri, Feltrinelli, Milano 2009

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile in tutte le librerie, nelle maggiori librerie online italiane (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it)

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Il linguaggio segreto dei bambini di Tracy Hogg e Melinda Blau

L’arrivo di un bambino in una famiglia è fonte di gioia, di meraviglia, uno spettacolo unico: quello della vita! I genitori, però, sono chiamati a educarlo e a crescerlo. Il bambino non ha l’uso della parola, per cui i genitori devono pian piano riuscire a comprendere il suo linguaggio. Come si può capire questa strana lingua? Tracy Hogg, puericultrice inglese, e Melinda Blau, giornalista americana, ci svelano ne “Il linguaggio segreto dei bambini” i misteri di una lingua apparentemente indecifrabile. Hogg parte dal presupposto di non volere dare delle soluzioni e dalla convinzione che ogni bambino ha una propria lingua. Ci mostra quindi come, con pazienza e dedizione, ogni genitore può provare a decifrare la lingua del proprio figlio per imbastire un dialogo che possa essere efficace nella crescita di entrambi. Un libro utile, da prendere come ogni testo sull’argomento: offre dei suggerimenti, non le istruzioni per una sorta di elettrodomestico complesso. Ogni persona ha le proprie particolarità e non è detto che ciò che vale per una possa valere per un’altra. Per genitori in erba.

Giudizio personale: accettabile

Se fosse cibo:
Un passato di verdura: caldo, nutriente, adatto a grandi e piccini

Racchiuso in una frase:

Il buon senso, dite voi. Più facile a dirsi che a farsi, specie quando si ha a che fare con un bimbo di questa età. Certo, è in gran parte vero, ma io dispongo di alcune tecniche segrete ad hoc che almeno vi aiuteranno a capire che cosa significhi essere un bambino e, al tempo stesso, vi daranno un maggior senso di competenza e autorevolezza. (p. 9)

Edizione Utilizzata:
Tracy HOGG - Melinda BLAU, Il linguaggio segreto dei bambini, Mondadori, Milano 2017

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile in tutte le librerie, sui siti dei maggiori e-commerce italiani (lafeltrinelli.it, ibs.it, mondadoristore.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).

giovedì 11 ottobre 2018

La P maiuscola di Matteo Truffelli

Il dibattito politico di questo periodo storico è segnato da un forte scontro che riguarda, da un lato, forze sovraniste e populiste e, dall’altro, forze internazionaliste e solidariste. All’interno della discussione entrano anche le organizzazioni della società civile e in particolare quelle di stampo cattolico, i cui membri spesso vivono una contraddizione: si trovano a simpatizzare per i nazionalisti e, al tempo stesso, ad avere dietro di sé la Chiesa cattolica, che sul tema della solidarietà è molto chiara. Matteo Truffelli, presidente nazionale dell’Azione Cattolica, ha voluto esprimere la posizione dell’organizzazione che è stata culla politica di molti statisti: da Aldo Moro a Vittorio Bachelet, solo per citarne due. Forte di 150 anni di storia e di una riflessione approfondita, Truffelli invita il lettore a riflettere sulla P maiuscola, sul fare politica senza essere partitici e senza cedere alla tentazione del disinteresse. Truffelli, quindi, invita i soci di AC e in generale chi vuole il bene del Paese a stare sotto, per essere fautori di una politica dal basso, di una politica che parta dalla solidarietà delle persone per cambiare gli animi. Un libro prezioso, un segno chiaro della posizione cattolica.

Giudizio: imperdibile

Se fosse un cibo: 
un buffet di dolci, da assaggiare e condividere con gli altri discutendo e costruendo Politica.

Racchiuso in una frase:

Quando diciamo che il nostro primo pensiero non deve necessariamente essere quello di tradurre il nostro impegno politico in un "prendere posizione" non lo facciamo per la preoccupazione, o la presunzione, di collocarci "al di sopra delle parti". Non lo diciamo per poter rimanere equidistanti. Non vogliamo stare "sopra le parti", come se potessimo guardare le cose dall'alto, per giudicarle, ma senza immischiarci, senza farci coinvolgere. Vogliamo piuttosto stare "sotto le parti". Nel senso di assumere la prospettiva visuale di chi si trova in basso, di chi è vittima, ha meno voce per far valere le proprie ragioni e meno strumenti per difendere i propri diritti (p. 122)

Edizione Utilizzata:
Matteo TRUFFELLI, La P maiuscola. Fare politica sotto le parti, AVE, Roma 2018

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile sui siti dei maggiori e-commerce italiani (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e sul sito internet della casa editrice www.editriceave.it

mercoledì 10 ottobre 2018

Gocce di Sicilia di Andrea Camilleri

Della produzione letteraria del maestro Andrea Camilleri sorprende l’ampiezza dei generi da lui affrontati e la quantità di opere da lui create. Gocce di Sicilia è una raccolta di racconti pubblicati tra il 1995 e il 2000 sull’Almanacco dell’Altana, pubblicazione annuale che ha raccolto per dieci anni racconti delle firme più prestigiose del panorama italiano, tra le quali appunto Camilleri. I racconti sono brevi, si leggono velocemente, proprio come le gocce che velocemente cadono. All’interno di questa raccolta, troviamo anche i nuclei che hanno ispirato quelli che saranno due dei romanzi più apprezzati del maestro: Il corso delle cose e La scomparsa di Patò. Un libricino piacevole, in cui troviamo il meglio del Camilleri cantastorie.

Giudizio personale: consigliato 

Se fosse cibo:
Una spremuta di limoni siciliani: fresca con quella giusta punta di acido

Racchiuso in una frase:

Per cinque anni, assittato per terra con le spalle appoggiate alla scrivania, divorai Conrad, Melville, Flabert, Dumas, Verga, Capuana, Pirandello (coi russi ci bazzicava poco, detestava D'Annunzio), tranugiai intere annate di riviste come Le avventure di terra e di mare, L'illustrazione italiana,, Le grandi firme, Il dramma (che mi fece nascere l'amore per il teatro). Una mattina che avevo da poco fatto dodici anni, trasì nella mia càmmara mia madre sconvolta. "Vado a casa di u zz'Arfredu, sta morendo. Vestiti e vieni." Piangevo, mentre mi lavavo e mi vestivo. Pregavo u Signuruzzu che me lo lasciasse ancora allato, sentivo che avrei dovuto imparare ancora tante cose da lui. (p. 40)

Edizione Utilizzata:
Andrea CAMILLERI, Gocce di Sicilia, Edizioni dell'Altana, Roma 2008

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sabato 6 ottobre 2018

1Q84 di Haruki Murakami

1Q84 è un libro diviso in tre parti e raccolto in due volumi.
Uscito in Italia tra il 2011 (libri 1 e 2) e il 2012 (libro 3), il romanzo di Murakami, autore giapponese arrivato in passato a un passo dal Nobel, non ha smentito la sua fama di scrittore onirico, capace di creare atmosfere surreali e paradossali e, al tempo stesso, di utilizzare le emozioni che ognuno di noi ha nascoste nel profondo.
In quest’opera sono tre i protagonisti: la giovane e misteriosa Aomane e il professore-scrittore ancora in erba Tengo, ai quali si aggiunge l’investigatore Ushikawa. Come in ogni racconto che si rispetti, i destini dei due personaggi si intrecciano partendo da due elementi di normalità: Aomane che decide di scappare da un grosso ingorgo prendendo una scala di servizio dell'autostrada e Tengo che decide di riscrivere il libro di una giovanissima quanto quasi sgrammaticata autrice. Lo stesso stile dei capitoli, che alternano la storia di Aomane, quella di Tengo e quella di Ushikawa, sono, a mio avviso, un ottimo espediente per l'intreccio.
Avvicinarsi a Murakami leggendo questo libro può essere spiazzante: la cultura giapponese, pur essendo imperniata di simboli occidentali e tendenzialmente sincretica, ha una serie di peculiarità che forse agli occhi di noi occidentali possono dare fastidio quanto risultare addirittura scabrose. Murakami però scrive come se la storia si sviluppasse in un mondo parallelo, in cui queste leggi non valgono, un mondo in cui la realtà entra nella storia e la storia nella realtà, attraverso universi paralleli sovrapponibili. La storia è appassionante e complessa anche se, a mio avviso, negli ultimi capitoli del primo volume il ritmo rallenta un po', per poi riprendere velocità solo alla fine del volume 3. Non è smentita la grande qualità narrativa dell’autore di Kobe.

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo: 
Sukiyaki: fettine di carne di manzo, tofu, ito konnyaku, cipolle, cavoli, funghi e altri vegetali cotti in una pentola di ferro con salsa di soia, zucchero e mirin

Racchiuso in una frase due frasi:

Probabilmente non potreste mai immaginare chi io sia, dove stia andando e a fare cosa, - disse Aomane senza muovere le labbra. - Voi, legati lì come siete, non potete andare da nessuna parte. Non potete andare avanti, né tornare indietro. Ma io si. Io ho un lavoro che devo assolutamente portare a termine. Una missione da eseguire. Quindi mi scuserete se procedo. (p. 17 - Volume 1)

All'improvviso Ushikawa restò senza fiato. Per qualche istante dimenticò persino di respirare. Attraverso uno squarcio tra le nuvole si era accorto che, poco distante dalla solita luna, ce n'era un'altra. (p. 264 - Volume 2)

Edizione Utilizzata:
Haruki MURAKAMI, 1Q84. Libro 1 e 2. Aprile-settembre, Einaudi, Torino 2011
Haruki MURAKAMI, 1Q84. Libro 3. Ottobre-dicembre, Einaudi, Torino 2012

Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile in tutte le librerie, nelle maggiori librerie online italiane (mondadoristore.it, lafeltrinelli.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell'usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it)

giovedì 20 settembre 2018

Giobbe di Joseph Roth

Fulminato dalla bellezza de “La leggenda del santo bevitore”, ho voluto proseguire nella scoperta di Joseph Roth leggendo “Giobbe”. Un pio ebreo, Mendel, vive ai margini dell’impero russo con sua moglie Deborah e i figli. Le giornate trascorrono tra la preghiera e l’insegnamento della Torah, la legge ebraica. L’immobilismo quotidiano sarà però sconvolto dalle vicissitudini della vita, che porteranno Mendel a trasferirsi in America, abbandonando uno dei suoi figli nella terra natia. Moderno Giobbe, la sorte si accanirà contro il protagonista portandogli in dono ogni possibile sciagura: riuscirà la fede in Dio a salvarlo? La scrittura di Roth è agile, il racconto è un flusso continuo nel quale la voce di Mendel si alterna alla voce dei gregari. Un libro da leggere, una storia da scoprire, un racconto che è davvero un classico!

Giudizio personale: imperdibile 

Se fosse cibo:
Un hot dog kosher, tipica invenzione di New York!

Racchiuso in una frase:

[...] aprì [il leggio] e allungò la mano verso il suo libro vecchio, nero e pesante che era di casa tra le sue mani e che avrebbe riconosciuto senza esitazione tra mille libri uguali. Tanto familiare gli era la levigatezza della copertina con le isolette di stearina in rilievo, resti incrostati di innumerevoli candele a lungo bruciate, e gli angoli inferiori delle pagine, porosi, giallognoli, unti, tre volte piegati a forza di sfogliarle da decenni con dita inumidite. Ogni preghiera di cui aveva bisogno al momento, poteva trovarla in un istante. Era scolpita nella sua memoria con i più minuti tratti fisionomici che aveva questo libro di preghiere, il numero delle sue righe, lo stile e la grandezza della stampa e il colore esatto delle pagine. (p. 70)

Edizione Utilizzata:
Joseph ROTH, Giobbe, Newton Compton, Roma 2016

Dove trovare il libro:
E’ facilmente reperibile in tutte le librerie, sui siti dei maggiori e-commerce italiani (lafeltrinelli.it, ibs.it, mondadoristore.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).

martedì 18 settembre 2018

La terra dei giganti di Francesco Gasbarro

Appena terminato questo libro, mi è venuto in mente un verso di Caparezza:

“Non mi chiamare più Capa,
chiamami Pala eolica sulla statale
Se per le rime che scrivo (schivo)
provi un trasporto eccezionale”.

Come il vate di Molfetta, di fronte alle pale eoliche, luogo visivo nel quale e attraverso il quale l’opera prima di Francesco Gasbarro gira, ho sentito un trasporto eccezionale. La terra dei giganti è un libro indefinibile, e proprio perché lo è sorprende per la sua scrittura, per la sua varietà, per l’estensione che Gasbarro riesce a proporre nel pentagramma della letteratura. Un giovane passa le giornate sotto una pala eolica, coltura aliena della terra da lui mal sopportata, e scrive storie di tutti i tipi, offrendoci elementi per comprendere il tema delle pale eoliche: dalle avventure del cane Arturo alla distruzione volontaria della proprietà del romano d’adozione Fazio, dall’amore futuristico tra Nick S40 e Marie B29 fino alle riflessioni su problemi reali come desertificazione e inquinamento paesaggistico. Per gli appassionati: un mix tra Vonnegut e il primo Saviano. Da leggere e da regalare!

Giudizio personale: imperdibile

Se fosse cibo:
Un’insalata di rucola, unica coltura che selvaggia riesce a sopravvivere all’ombra delle pale eoliche.

Racchiuso in una frase:

Tra non molto cercheremo dei luoghi dove il 3G non possa raggiungerci. Alienati come siamo, ci isoleremo apposta per ritrovare noi stessi. Lì, dove niente sarà connesso, avremo ancora la fortuna di riuscire a connetterci con l’esterno che lentamente va scomparendo. (p. 77)

Edizione Utilizzata:
Francesco GASBARRO, La terra dei giganti – Avventure sotto una pala eolica, Scatole Parlanti, Viterbo 2018

Dove trovare il libro:
E' possibile ordinarlo in libreria o comprarlo online su ibs.it.

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