Fino a pochi anni fa, il mondo del fumetto era relegato all'età infantile e adolescenziale: la cultura del racconto disegnato, almeno in Occidente, era sinonimo di semplicismo. In Italia negli ultimi tempi si è imposta un'ondata di disegnatori che sono riusciti a rompere questo muro, scalfito in passato solo da monumenti del calibro di Slavi o Pratt. In Francia la cultura del fumetto è sicuramente più evoluta della nostra: nelle città è comune trovare librerie specializzate. Tra gli autori emergenti degli ultimi anni, Bastien Vivès è uno dei più seguiti: cinico, irriverente, ne "L'importanza di chiamarlo fumetto" ci mostra il dietro le quinte della vita di un fumettista e quanto, in Francia, questo possa risultare "glamour". Da ridere!
Giudizio personale: imperdibile.
Se fosse cibo:
In onore delle origini parigine dell'autore, un'ottima omelette.
Racchiuso in una frase:
"Cosa ne pensa dei fumetti realizzati da donne?" "Mi ascolti, lei mi ha invitato per parlare del mio lavoro..." "No, io l'ho invitata per parlare del panorama attuale dei fumetti." "Non mi interrompa. Ho cominciato a fare fumetti nel 2007, a quell'epoca i blog a fumetti non esistevano nemmeno." "Questo è falso, il blog di Boulet è stato aperto nel 2004." "NON MI INTERROMPA!" "Va bene, va bene... parli pure." "Ho iniziato a realizzare fumetti negli anni duemila. A quell'epoca, a parte Manara, non c'erano donne che scrivevano fumetti..." "Mi ascolti, non posso lasciarle dire queste cose, Manara è un uomo e..." "BENE, MOLTO BENE... ME NE VADO!" (pp. 112-113)
Edizione utilizzata:
Bastien VIVES, L'importanza di chiamarlo fumetto, BAO, Milano 2014.
Dove trovare il libro:
E' facilmente reperibile nelle maggiori librerie online italiane (lafeltrinelli.it, mondadoristore.it, ibs.it) e nelle bancarelle online dell’usato (www.comprovendolibri.it, www.abebooks.it).
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